E’ un pandemonio. Mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede resta in silenzio su come nei Tribunali vada affrontata in maniera organica la gestione dell’emergenza sanitaria da Coronavirus che ha colpito l’Italia, il popolo dell’avvocatura è ostaggio dell’incertezza e della confusione. E neppure l’astensione nazionale proclamata dall’Organismo congressuale forense a tutela della salute di civilisti e penalisti è riuscita a dare, benché fosse quello l’intento, una linea unitaria di condotta da tenere nelle aule per scongiurare il rischio contagio.
Sì, perché in alcuni Palazzi di Giustizia le richieste di adesione all’astensione vengono respinte al mittente. Abbiamo documentato il caso di Grosseto e nella serata di ieri abbiamo dato conto dell’ordinanza della Corte d’Appello di Firenze. Ma anche a Torino la situazione si è fatta esplosiva. E, ad alimentare il caos, ci si mettono pure i social, dove spesso rimbalzano notizie frammentarie che finiscono con il diventare imprecise. Da Torino, ad esempio, era giunta voce che alcuni avvocati fossero stati persino deferiti alla procura per avere aderito all’astensione, con tanto di comprensibile indignazione da parte degli avvocati. La notizia, però, è destituita di fondamento.
Tuttavia il ‘caso’ c’è. Il presidente della Corte d’Appello Edmondo Barelli Innocenti ha firmato un provvedimento – trasmesso alla procura generale, al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Torino, all’Unione dei Consiglio dell’Ordine della Regione Piemonte e Valle d’Aosta, alle Camere penali del Piemonte e Valle d’Aosta e a tutti i presidenti di sezione della Corte – nel quale si contestano le motivazioni dell’astensione, si sottolinea il diverso atteggiamento avuto da avvocati e magistrati (ai quali viene riconosciuta l’osservanza scrupolosa delle regole) e si danno disposizioni che rischiano però di essere soggette alla sensibilità di ciascun singolo giudice.
Partiamo dalla ‘censura’ posta all’astensione: anzitutto viene rilevata «la non tempestività della proclamazione» dell’astensione; ma soprattutto vengono ritenute «non condivisibili le motivazioni di generale contestazione delle misure adottate dalle autorità preposte alla emergenza sanitaria che vengono invece scrupolosamente osservate dai giudici e del personale amministrativo assicurando il normale e regolare svolgimento dell’attività giudiziaria». Quindi le disposizioni date ai giudici: «Le sezioni civili e penale della Corte prendano in considerazione l’eventuale dichiarazione di astensione di adesione all’astensione dalle udienze da parte dei difensori che la faranno, con rinvio delle udienze indicativamente in epoca successiva al periodo pasquale, pur ribadendo che la Corte d’Appello garantisce lo svolgimento dell’attività giudiziaria nel rispetto delle disposizioni normative vigenti e nell’osservanza stelle precauzioni sanitarie adottate». Come dire: non vi è obbligo di accogliere o respingere l’adesione all’astensione, ciascuno potrà decidere come vuole.
«Quanto sta accadendo è vergognoso – tuona l’avvocato Mauro Anetrini, noto e stimato penalista del Foro di Torino e una carriera lunga 35 anni – Questa incertezza, questa confusione è tutta colpa della assoluta inattività, ignavia, immobilità del ministro. Bisogna fare chiarezza. Bisogna prendere una decisione. In un senso o nell’altro. Io, come tantissimi avvocati, faccio udienza in tutta Italia. E’ inammissibile non sapere in che situazione mi imbatterò a seconda del Tribunale in cui vado per svolgere il mio lavoro». Il problema è proprio l’autogestione dei Tribunali. A Napoli ad esempio l’adesione all’astensione viene accolta. Addirittura, l’altro giorno, si è avuto un rinvio in un processo con detenuti perché la Corte d’Assise ha ritenuto il diritto alla salute prevalente sull’obbligo dell’avvocato di fare in udienza essendovi imputati sottoposti a misura cautelare. Ma è stato un unicum. Nella stessa, giornata, in un’altra aula un giudice per le indagini preliminari ha trattato regolarmente un processo con imputati detenuti accusati di estorsione aggravata dalla matrice camorristica. A Reggio Emilia e Milano, invece, il Tribunale ha invece sospeso la trattazione dei procedimenti non urgenti. Insomma, Palazzo di giustizia che vai regola che trovi.
«Ciascuno si regola come ritiene di fare. Questo è inconcepibile – incalza l’avvocato Anetrini – Ma è lo specchio esatto di come viene gestita dal Governo questa emergenza. Non posso lasciare chiuse le scuole e lasciare aperte le aule di Tribunale. Non vi è coerenza. Questo è un governo ridicolo».
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venerdì, 6 Marzo 2020 - 17:28
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