Carceri e rischio Coronavirus, l’avvocato Passaro (Carcere Possibile): «In pericolo 61mila detenuti, ecco le nostre proposte»

Francesco M. Passaro
L'avvocato Francesco M. Passaro
di Francesco M. Passaro, avvocato*

La drammatica emergenza sanitaria sta colpendo il nostro Paese e il direttivo del Carcere Possibile ritiene che le misure di prevenzione adottate finora siano inadeguate a fronteggiare i rischi connessi a un contagio che metterebbe in serio pericolo oltre 61.000 persone, molte delle quali con il sistema immunitario compromesso e con malattie croniche. Quello che si è creato è un clima di terrore tra i detenuti, i parenti e gli agenti di polizia penitenziaria. Le carceri potrebbero diventare veicolo di contagio e scatenare un’epidemia, essendo luoghi sovraffollati, con un via vai di persone.

Il Carcere Possibile chiede un intervento con un provvedimento urgente di sospensione della pena per tutti i detenuti anziani e ammalati, al fine di evitare che ci siano negli istituti di pena altri casi come quello dell’agente penitenziario di 28 anni, operante a Vicenza, attualmente in coma farmacologico a causa del Covid -19. In luoghi chiusi, promiscui, come le carceri, il virus una volta dentro, ha probabilità notevoli di proliferare. Il rischio epidemia è altissimo soprattutto perché nelle carceri non c’è stato finora nessun tipo di sanificazione.

Le misure introdotte dal Provveditorato penitenziario lo scorso febbraio, con effetto immediato, comprendevano le seguenti azioni:

– Esonero dal servizio, fino a nuove disposizioni, per tutti gli operatori penitenziari residenti o dimoranti nei Comuni di Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano.

– Divieto di accedere agli istituti penitenziari anche per il personale esterno, gli insegnanti, i volontari e i familiari di detenuti che provengano da quei Comuni.

– Sospensione del trasferimento dei detenuti verso e dagli istituti penitenziari rientranti nella competenza dei Provveditorati di Torino, Milano, Padova, Bologna e Firenze.

Il covid – 19 ci ha portato indietro nel tempo, ai tempi del carcere chiuso, con scarse attività culturali e lavorative aperte, e con limitate visite di persone esterne come volontari e operatori sociali. Ma oggi vivere una situazione di emergenza sanitaria in carcere è una prospettiva da non augurare nemmeno al peggior nemico. I detenuti temono di vivere un isolamento amplificato, quello della prigione e quello delle misure contro il coronavirus. Non si può pensare di isolare la popolazione detenuta, quando poi ci sono agenti penitenziari, infermieri e medici che devono per forza di cose accedere al carcere.

Intanto ieri si sono vissuti momenti di tensione nel carcere di Fuorni, a Salerno, a causa di una rivolta da parte dei detenuti. Oggi, domenica 8 marzo, nell’istituto di pena di Poggioreale di Napoli i detenuti sono saliti sui muri del passeggio per protestare, hanno bruciato materassi, chiedendo provvedimenti contro il rischio dei contagi dal Coronavirus. La rivolta è proseguita fino a sera, poi i reclusi sono rientrati nelle loro celle, mentre i familiari hanno proseguito a manifestare davanti alla casa circondariale, bloccando auto e tram, mentre sopra di loro l’elicottero della polizia monitorava la situazione. La protesta sarebbe scoppiata dopo l’annunciata sospensione dei colloqui per l’allerta Coronavirus. Davanti alla casa circondariale ci sono ancora decine di agenti di polizia, carabinieri e vigili del fuoco. Un agente di polizia, colpito, ha dovuto ricorrere alle cure mediche.

In ogni caso due notizie hanno attratto la nostra attenzione in questi ultimi giorni: la prima è che nella Repubblica iraniana è stata disposta la scarcerazione di 54000 detenuti negativi al test coronavirus e con pena residua da scontare non superiore a 5 anni; la seconda è la proposta fatta dall’onorevole Bernardini al nostro Parlamento a emanare provvedimenti di amnistia e indulto, nonché di autorizzazioni alle procure generali di differimento nella emissione di ordine di esecuzione pena in conseguenza della definitività della condanna. Ciò contribuirebbe ad abbassare quel livello di sovraffollamento carcerario dannoso, che ha determinato più volte l’attenzione della Corte Europea dei diritti dell’uomo.

*avvocato del Foro di Napoli, componente de ‘Il Carcere Possibile’

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domenica, 8 Marzo 2020 - 19:38
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