Coronavirus, nessuna chiusura forzata per i dentisti ma qualcuno si ferma. L’invito: «In studio solo per casi urgenti»


E’ la quotidianità che cambia. Lo impone l’emergenza sanitaria, lo impone la necessità di provare a contenere i contagi ché altrimenti in ospedale, per i casi più gravi di contagio, non vi sarebbero posti letto per tutti e soprattutto non vi sarebbe la possibilità di assicurare le cure più importanti.

Il decreto legge ‘io resto casa’ ha posto dei paletti, ma ha lasciato anche tante domande senza risposta. Domande che riguardano proprio alcune abitudini del quotidiano. Andare dal dentista, ad esempio, rientra nella famosa categoria ‘stato di necessità’? E, soprattutto, da oggi e sino al 3 aprile i dentisti resteranno aperti? Proviamo a rispondere – alla luce delle disposizioni – a queste domande: i dentisti non sono interessati, per ora, da provvedimenti di chiusura. Ma ciascuno studio può decidere di regolarsi diversamente e sospendere l’attività. In molti, sul territorio nazionale, hanno infatti deciso di chiudere ma di restare a disposizione solo per casi indifferibili.

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Ieri sera dall’Associazione nazionale dentisti italiani, dall’Associazione italiana Odontoiatri, dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) è arrivato l’invito a tutti gli studi dentistici a ridurre l’attività ai soli casi che non possono essere rinviati. E’ stato messo a disposizione anche il numero verde 800 144 979 a cui i cittadini possono rivolgersi in caso di bisogno o informazioni. «Alla luce dell’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, anche il mondo odontoiatrico si adegua a norme più stringenti – si legge in una nota della Sidp – sensibilizzando la popolazione ad accedere alle cure dentali solo quando non rimandabili in base a una valutazione da concordare prima telefonicamente con il dentista curante».

E ancora: «Qualora il paziente fosse un soggetto a maggior rischio di contrarre infezione o manifestasse sintomi riconducibili a infezione da Covid-19 o si trovasse in regime di quarantena, potrà essere necessario ricorrere a un trattamento farmacologico e rimandare le cure in studio al termine del periodo di rischio infettivo». «Lo scrupoloso rispetto delle norme di sicurezza da parte di tutti è indispensabile per arginare i contagi e il nostro primo obiettivo è la sicurezza dei pazienti”, dice Luca Landi, presidente Sidp, «dal momento che la saliva è uno dei veicoli principali di contaminazione e diffusione del virus, sia per inalazione, ingestione o contatto diretto con le goccioline, sia per contatto mucoso con saliva che si trovi su mani, oggetti e superfici rimasti a contatto col virus fino ai 9 giorni precedenti, riteniamo essenziale limitare l’accesso alle cure odontoiatriche ai soli pazienti che presentino necessità urgenti». Landi inoltre sottolinea che gli sciacqui con collutori antibatterici non sono in grado di eliminare il virus nella saliva prodotta successivamente agli sciacqui stessi. Ma è necessario mantenere un elevato standard di igiene dentale e gengivale con l’uso costante di spazzolino, dentifricio e scovolino.

La Società di Parodontologia e Implantologia fornisce anche le 5 regole per i pazienti nei casi in cui debbano entrare in studio: 1) Lasciare cappotti, giacche, borse e zaini in salda d’attesa; 2) Ove possibile indossare copriscarpe; 3) Rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro all’interno della sala d’attesa; 4) Tenere cellulari e tablet fuori dall’area clinica; 5) Lavarsi le mani per almeno 20 secondi e non scambiarsi strette di mano con medici e altri operatori.

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martedì, 10 Marzo 2020 - 15:20
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