Un primo test per capire se e in che misura il Governo intenderà fare fronte alle ‘spese’ dei titolari di partiti Iva, quindi dei liberi professionisti, delle piccole e medie imprese, delle attività commerciali e in generale di tutte le società per capitali, sarà quello del 16 marzo.
Lunedì prossimo, nel gergo dei commercialisti, è data di ‘scadenza’. Ossia data di pagamento obbligatorio di una serie di ‘spese’. Mancano appena quattro giorni e, salvo decreti dell’ultima ora, bisognerà onorare i pagamenti. Anzitutto va versato il saldo Iva emerso dalla dichiarazione annuale del periodo di imposta del 2019 (un impegno che riguarda tutti i titolari di partita Iva; è obbligatorio nel caso in cui l’importo dovuto superi i 10,33 euro, ossia 10 euro per effetto degli arrotondamenti), l’Iva del mese di febbraio, la tassa di vidimazione dei libri sociali per le società di capitali e i contributi per i dipendenti.
Ad oggi le uniche misure di sospensione del pagamento di una serie di ‘spese’ sono state adottate nel decreto per la prima ‘zona rossa’. Ma adesso che l’Italia intera è divenuta ‘zona protetta’, con l’abolizione della ‘zona rossa’, occorre uniformare anche il regime della ‘sospensione’ dei pagamenti. Il ministro dell’Economia Gualtieri ha assicurato che si percorrerà questa strada. Ma il punto non è la volontà besì la velocità con la quale si renderà ufficiale la decisione. Lunedì è alle porte e i telefoni dei commercialisti sono roventi: milioni di liberi professionisti, che già nelle ultime due settimane hanno avvertito i primi contraccolpi dell’emergenza sanitaria, sono in attesa di capire in che modo – sul piano economico – dovranno gestire questa crisi che inciderà pesantemente sui bilanci familiari.
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giovedì, 12 Marzo 2020 - 11:32
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