Coronavirus, fabbricare mascherine nell’ex villa bunker del boss: l’idea di un sindaco per riconvertire il bene confiscato

maglificio quindici
la targa dedicata a Nunziante Scibelli
di Bianca Bianco

Produrre mascherine nella ex villa del boss confiscata e oggi riconvertita in maglificio. La storia arriva da Quindici, paese di quasi duemila anime della provincia di Avellino per anni insanguinato da una feroce faida tra due clan, i Cava ed i Graziano. A promuovere questa iniziativa è stato, tra gli altri, il sindaco Eduardo Rubinaccio, che insieme all’associazione Libera! che gestisce il bene sottratto alla malavita ha pensato di poter dare, al simbolo di quella lunga e spietata guerra criminale, una nuova chance soprattutto oggi che i suoi macchinari, che avrebbero dovuto tessere trame di stoffa e di speranza, oggi sono fermi. Il maglificio ‘100quindici passi’ si trova nell’ex villa che un tempo è stato bunker della famiglia Graziano in via De Filippo,  ed è intitolata alla memoria di una vittima innocente di quella faida, Nunziante Scibelli, ucciso per errore trenta anni fa. Nel 2013 era stata affidata ad una cooperativa per dare anche lavoro. Tanti simboli, in questa storia irpina, cui se ne aggiunge infine un altro: il maglificio oggi potrebbe produrre mascherine utili come il pane alla Campania e così dare un ulteriore senso alla sua storia. Lo spiega lo stesso primo cittadino di Quindici.

Sindaco, qual è la vostra idea?
«Insieme a Libera e ad altri cittadini abbiamo avuto l’idea di rimettere in moto i macchinari del maglificio, oggi fermi, e metterli a disposizione della comunità regionale in questo grave periodo. L’aiuto che possiamo dare è nella produzione dei dispositivi di sicurezza che tanto servono oggi».

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In questo momento nell’ex villa bunker non si produce nulla?
«No, l’ultima commessa ricevuta riguardava la produzione di custodie per occhiali. Poi nulla più, la piccola fabbrica è ferma ma questa è l’occasione per farla ripartire e soprattutto per uno scopo nobile»

A che punto siete con la vostra iniziativa?
«Ovviamente non si può partire subito con la produzione, si deve avviare un iter che parte dalla iscrizione sul sito della Regione Campania che, proprio sulla produzione di mascherine, ha lanciato un appello. L’avviso è stato pubblicato solo ieri sul sito dell’ente (qui il link) e chiede alle aziende che siano in grado, coi loro mezzi, di produrre mascherine di proporsi. Noi lo faremo nelle prossime ore».

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Quante mascherine si potrebbero produrre?
«Numeri non ne saprei al momento fornire, l’importante al momento è avviare la procedura e metterci a disposizione e seguire ogni passo delle autorizzazioni. E’ inutile iniziare se poi non si rende un prodotto a norma».

Da Quindici quindi arriva un messaggio di impegno in questa battaglia. La sua comunità come sta reagendo?
«Siamo un paese piccolo ed unito, le persone rispettano i divieti e l’unica preoccupazione riguarda i due contagi nella vicina Lauro. Si resta a casa, rispettosi delle norme. Se poi possiamo dare una mano in più con queste mascherine saremmo davvero felici».

 

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martedì, 17 Marzo 2020 - 10:47
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