Coronavirus, in Emilia Romagna è giro di vite: stop corse e passeggiate. Bonaccini: «Chi protesta verrà con me negli ospedali»

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Stefano Bonaccini

Il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca ha tracciato la strada e adesso anche altre Regioni iniziano ad adottare le misure restrittive che in Campania hanno sollevato qualche malumore e la contrarietà persino di diversi giuristi. Nella tarda serata di ieri la Regione Emilia Romagna, guidata da Stefano Bonaccini (anche lui del Pd come De Luca), ha firmato un’ordinanza con la quale si vietano le passeggiate, i giri in bicicletta e le corse. Sarà possibile correre – e qui c’è un distinguo con l’ordinanza di De Luca – solo «in prossimità del proprio domicilio».

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Disposta anche la chiusura di parchi e giardini. Tutte misure che De Luca ha adottato pochi giorni fa. «Se qualcuno mi viene a dire che rinunciare a fare jogging è un problema drammatico, lo prendo con me e lo porto a vedere i reparti ospedalieri», si è sfogato Bonaccini, di fronte alle proteste che sono spuntate soprattutto via social. A differenza della Campania, in Emilia Romagna il quadro dei contagiati e delle vittime è assai preoccupante: dopo la Lombardia, l’Emilia Romagna è il territorio più colpito dal Coronavirus. Nell’ultimo bollettino, diramato ieri – le vittime sono complessivamente 461 (in 24 ore sono morte 65 persone). I casi di positività sono saliti a 4525; le persone in terapia intensiva sono 247; circa 1.735 positivi sono in isolamento domiciliare.

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«Vedo ancora troppa gente in giro, sempre meno per fortuna, ma sono degli irresponsabili per quanto mi riguarda», ha aggiunto. Insomma, di fronte ai numeri in crescita dell’epidemia in Emilia-Romagna, il governatore ha ribadito con i fatti che «occorre contrastare con ancora maggior decisione la diffusione del coronavirus, riducendo i contatti tra le persone, principale veicolo di trasmissione del virus. Bisogna restare in casa ed evitare assembramenti».

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Una posizione condivisa anche da molti amministratori locali, a partire dal sindaco di Bologna, Virginio Merola che ha promesso il pugno di ferro: «Il tempo delle mezze misure è finito, ora non avviseremo più e passeremo direttamente alle multe». I controlli sono già partiti, a tappeto e in tutte le città. La strategia dell’Emilia-Romagna è, dunque, quella di provare ad anticipare l’avanzata del virus, che da Piacenza – la provincia più colpita – sembra ora aver preso di mira pesantemente anche Parma e Modena.

Non solo: l’altra zona a rischio è quella del riminese, dove potrebbero essere imminenti provvedimenti analoghi alla zona rossa istituita qualche giorno fa a Medicina, il comune alle porte di Bologna dove il virus si è diffuso da una bocciofila a tutto il paese. Anche per questo, Bonaccini ha accelerato sull’aumento dei tamponi: saranno effettuati su molte più persone, comprese quelle asintomatiche, a un ritmo di oltre 5mila test al giorno. Si partirà dagli operatori sanitari, i più esposti al contagio, ma l’obiettivo è provare a mappare il più possibile la diffusione del virus sul territorio.

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giovedì, 19 Marzo 2020 - 17:01
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