Coronavirus, stop alle rate dei mutui anche per autonomi e Partite Iva ma la sospensione non sempre conviene


Il Coronavirus ha fermato le imprese e i piccoli commercianti e danneggiato molte categorie di lavoratori. Le misure varate del Governo, e pubblicate ieri in 65 pagine dell’edizione speciale della Gazzetta ufficiale prevedono di andare incontro ad imprenditori e famiglie in sofferenza a causa dei limitanti provvedimenti intrapresi per arginare il rischio contagio.

Nel decreto chiamato ‘Cura Italia’ sono dunque previsti anche interventi per mutui ed affitti, ovvero quei pagamenti che hanno scadenza fissa e che molti cittadini, ad oggi, non sanno come affrontare. Dunque, il ‘decretone’ prevede che la moratoria fino a 18 mesi del pagamento delle rate del mutuo sulla prima casa vengano sospese, e questo non riguarda solo i lavoratori dipendenti ma anche i lavoratori autonomi ed i collaboratori che non dovranno presentare il certificato Isee, ovvero il certificato che attesta il reddito e la situazione economica della persona e del nucleo familiare. In questo modo, ovvero ampliando il Fondo Gasparrini che sino all’altro ieri era riservato solo alle famiglie in difficoltà economica (per perdita di lavoro, morte, non autosufficienza)  dalla data di entrata in vigore del ‘Cura Italia’ la sospensione riguarda anche autonomi e liberi professionisti che con autocertificazione attestino il calo di oltre un terzo del loro fatturato causato dall’emergenza Coronavirus.

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In particolare, devono certificare che nei 3 mesi successivi al 21 febbraio 2020 abbiano subito più del 33% di diminuzione del loro fatturato rispetto all’ultimo trimestre del 2019. Anche in questo caso, come per il lavoratore dipendente, non serve la presentazione dell’Isee che viene rilasciato, come è noto, dai Comuni. Il provvedimento di sospensione dei mutui sulla casa, secondo le stime del Governo, riguarderà anche 230mila titolari di Partita Iva.

Il decreto elenca anche i motivi per chiedere con autocertificazione la sospensione del pagamento delle ratue del mutuo, ovvero la cessazione del lavoro a tempo subordinato o determinato, la cassa integrazione superiore a 30 giorni, la cessazione del rapporto di lavoro parasubordinato, di agenzia o di rappresentanza commerciale e la riduzione del fatturato del 33% dal 21 febbraio 2020. Purché tutto sia collegato all’emergenza Covid-19.

Non mancano però voci ‘critiche’ a questo capitolo del ‘Cura Italia’; come sottolineato dagli esperti di Facile.it, alla misura si deve ricorrere solo quando strettamente necessario perché, se si accede al Fondo, si potrebbe precludere la possibilità di surrogare anche in futuro il mutuo. La surroga, si spiega, in passato è stata negata ai mutuatari che avevano fatto ricorso al Fondo anche anni prima per avere la sospensione delle rate. Dunque la richiesta «deve essere valutata con attenzione e intrapresa solo se strettamente necessario».

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giovedì, 19 Marzo 2020 - 08:03
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