Coronavirus: in pausa cantieri e fabbriche di auto, stop al Made in Italy. L’elenco delle fabbriche chiuse

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di Bianca Bianco

Il Decreto del Presidente del Consiglio firmato ieri ha indicato quali sono le attività che forniscono beni e servizi essenziali e che quindi continuano a lavorare. Scatta invece la serrata per altre, che durerà, a mano di prevedibili proroghe, fino al 3 aprile. Nel testo del provvedimento non sono indicate, ma sono deducibili per esclusione. Ecco dunque l’elenco di chi, a seguito del Dpcm del 22 marzo, deve fermarsi per 15 giorni. Il Governo dà 3 giorni di tempo alle fabbriche per adeguarsi. Le imprese le cui attività sono sospese dovranno infatti completare le attività necessarie alla sospensione entro il 25 marzo, compresa la spedizione della merce in giacenza. Le attività che, con il provvedimento, vengono sospese, possono comunque proseguire se organizzate in modalità a distanza o lavoro agile.

L’industria delle automobili
Non si può consentire agli operai delle catene di montaggio di esporsi ai rischi delle intensive attività delle fabbriche di auto. Che restano un settore importantissimo per l’Italia ma, in questo grave frangente e con il rischio serio di aumento di contagi, devono dare uno stop alla produzione. Fca, l’ex Fiat, aveva già annunciato il fermo della produzione fino al 27 marzo, ora allungato per decreto fino al 3 aprile. I suoi 55mila dipendenti resteranno a casa, così come quelli che lavorano nelle fabbriche di componentistica. Fermi Piaggio, Pirelli, Hitachi.

I cantieri edili
Carpentieri e personale dei cantieri a casa, continuano a lavorare, secondo quanto si apprende in queste ore, solo i lavoratori impegnati nella ricostruzione del Ponte Morandi a Genova.

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Le fabbriche di abbigliamento
Si ferma anche uno dei settori vanto dell’industria italiana, quello della moda. Stop alle cucitrici, che in Italia conta 14mila aziende ed un fatturato di oltre 20 miliardi di euro. Saranno assicurate le consegne già previste, ma da effettuare entro mercoledì 25 marzo.

Mobili
Stop alla produzione di sedie, divani, poltrone, cucine: tutta la filiera dei mobili deve attenersi al decreto e fermare le proprie linee produttive. Un colpo al grande artigianato italiano che da un decennio resiste alla crisi economica.

Componenti in metallo
Chiudono le fabbriche di rubinetti, di apparecchiature fluidodinamiche, di pompe e compressori, cuscinetti, ingranaggi, organi di trasmissione, fornaci e bruciatori. Una chiusura che danneggia, di sponda, l’industria tedesca che è una grande ‘cliente’ delle manifatture italiane in questo settore. La maggior parte delle aziende si trova nel Bresciano, zona gravemente colpita dal Coronavirus.

Made in Italy
Le borse e la piccola pelletteria italiana sono apprezzatissime nel mondo, ma i bravissimi lavoratori delle 1220 imprese del settore dovranno stare a casa per 15 giorni.  

Turismo e agenzie di collocamento private
Il turismo è alla canna del gas, le agenzie di viaggi erano già vuote: ora i tour operator devono restare a casa. Così come le agenzie interinali per la ricerca del lavoro e quelle che si occupano di somministrazione di lavoro e gestione del personale.

Settore metallurgico
Al palo anche il settore della fabbricazione di tubi, vanto dell’industria bresciana, e delle profilature in ferro ed acciaio. Stop alle fabbriche di caldaie e radiatori, cerniere e serrature. Per molte di queste imprese però la serrata è arrivata già giorni fa

Giochi e gioielli
Non lavoreranno fino al 3 aprile le manifatture dei giocattoli, dei gioielli (comprese pietre preziose ed orologi) e della bigiotteria. Stop anche alla produzione di strumenti musicali, scope e spazzole.

Negozi
Vale quanto già in vigore: gli alimentari restano aperti, sia i piccoli negozi che i supermercati. Così come farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccai. Restano aperte le categorie indicate nel precedente Dpcm, resta chiuso tutto il resto.

 

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lunedì, 23 Marzo 2020 - 08:39
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