La battaglia del Carcere Possibile: «Bonafede non tema di apparire umano, basta cinismo sulla pelle dei detenuti»

Carcere
di Pia D'Anzi, avvocato*

Lo abbiamo scritto sulle colonne di questo giornale ed in ogni sede in cui ci è stato possibile farlo: il governo ha deciso di sacrificare i detenuti.
Tutti noi abbiamo accolto con sconcerto le teorie dei “nuovi Darwin” (il presidente Trump e Boris Johnson) che nella loro strategia di contrasto alla propagazione del virus, di fatto propugnavano di sacrificare ed abbandonare al loro destino le fasce più deboli della popolazione: anziani e malati.

Strategia cinica e probabilmente immorale che, tuttavia, si basa quantomeno su alcune evidenze scientifiche (la cd. “immunità di gregge”). Il ministro Bonafede – e di conseguenza tutto il governo di cui egli fa parte – ha invece deciso di sacrificare una piccola parte della popolazione (detenuti e personale penitenziario) sull’altare di un’autistica propaganda politica.

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Bisogna guardare Bonafede mentre risponde alle domande rivoltegli dai deputati durante il question time. E poi riguardarlo ancora ed ancora.
L’effetto è straniante: senza mai alzare gli occhi (salvo alcune fugaci occhiate ai banchi dell’opposizione) il ministro ha dato vita ad una recita finalizzata a “rassicurare” che non vi sarà alcuna “Amnistia mascherata” e che i detenuti liberati saranno pochissimi.
Il ministro non ha capito qual era il motivo delle interrogazioni rivoltegli e, soprattutto, non ha capito la straordinarietà della situazione che impone, ed imporrà anche in futuro, l’abbandono delle propagandistiche formule che hanno caratterizzato il dibattito politico giudiziario degli ultimi anni e della logica puerile di rassicurare la collettività che i colpevoli non la faranno franca.

Sì, sig. ministro, questa volta siamo d’accordo: i colpevoli non la faranno franca.
Bonafede ha affermato che la situazione nelle carceri è sottocontrollo e non vi è il rischio di una tragica diffusione del contagio. Con queste parole il ministro ha assunto su di sé la responsabilità morale e giuridica della salute di decine di migliaia di persone che frequentano quotidianamente le carceri.
È una scommessa con un tasso di rischio altissimo. Se fossimo cinici staremmo in silenzio ad aspettare che succeda l’irreparabile e rimanderemmo ad un momento successivo le analisi dure e le conseguenti accuse senza scampo.
Ma cinici non lo siamo mai stati e difronte al rischio per la salute dei detenuti riteniamo che la propaganda debba cedere il passo ad un tentativo costante di mediazione. Dobbiamo sforzarci di parlare, di insistere anche se l’interlocutore fa finta di non capire e si mostra sordo ad ogni ragionevole richiesta.

Il governo non ha fino ad ora voluto, neppure in questa fase drammatica ed emergenziale, superare la propria idea violenta del diritto penale e della pena. Un unico timore lo pervade: quello di apparire più blando ed umano dinanzi ad una opinione pubblica cui è stato inoculato negli ultimi anni il virus del giustizialismo e delle teorie securitarie.
Non si giustificherebbero altrimenti le dichiarazioni volte ad evidenziare come non sia ascrivibile al decreto legge appena emanato la fuoriuscita dagli istituti di pena di circa 2000 detenuti. Soltanto 200, ha rivendicato con orgoglio il ministro (come se stessimo recitando al teatro dell’assurdo), ne hanno beneficiato. E poi via alla declamazione della lista della spesa: 200.000 mascherine! 770.000 guanti in lattice monouso!
Ecco, questo è il desolante spettacolo al quale abbiamo assistito pochi giorni fa. Non una risposta all’incalzante e pervicace accusa di aver adottato misure inidonee allo sfoltimento serio della popolazione carceraria, non una parola sulle gravi responsabilità del DAP e di chi lo dirige né sulle incredibili morti di 14 detenuti a seguito delle rivolte di qualche settimana fa (la cui analisi è stata affidata ad una relazione scritta che parrebbe depositata in parlamento).

Il governo ha ignorato l’appello dei giuristi, delle associazioni, dei detenuti, di alcuni partiti (anche appartenenti alla maggioranza di governo) ed il monito del Presidente della Repubblica sulla necessità di intervenire sul sovraffollamento degli istituti di pena e sul conseguente rischio di espansione esponenziale del contagio da coronavirus.
Sembrerebbe tutto perso, ma non ci si può arrendere ora. Ecco perché diciamo ancora: Cambiate idea!

*avvocato del Foro di Napoli,
componente dell’associazione ‘Il Carcere Possibile’

lunedì, 30 Marzo 2020 - 11:33
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