Coronavirus, il ‘Carcere Possibile’ a Bonafede: «Dia ascolto alle mille voci che chiedono di ridurre il numero dei reclusi»

Alfonso Bonafede

È di due giorni fa la notizia che sarebbero arrivati i fantomatici dispositivi di controllo a distanza (cd. braccialetti elettronici) necessari per concedere la detenzione domiciliare ai detenuti con un residuo pena inferiore ai 18 mesi (ad eccezione, naturalmente, dei numerosi detenuti esclusi per legge).

I dati acquisiti presso il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria della Regione Campania dimostrano che sarebbero non più di 500 in tutta la Campania i detenuti (si badi bene solo in espiazione pena) che, in astratto, potrebbero beneficiare della detenzione domiciliare.
Le previsioni normative del D.L 18/2020, già ingiuste in quanto ignorano del tutto i numerosissimi detenuti in custodia cautelare, sono decisamente sconfortanti se si considera che potranno incidere solo in una percentuale particolarmente ridotta sul problema del sovraffollamento carcerario.

Ed il dato, già di per sé allarmante (perché indicativo della sicura inadeguatezza delle decisioni assunte a tutela della salute della popolazione detenuta) finisce con il suscitare indignazione quando (al question time) si ascolta il Ministro Bonafede tranquillizzare le opposizioni circa il fatto che solo pochissimi detenuti saranno scarcerati.
Dunque, mentre avvocati, magistrati, associazioni di professori, l’Organizzazione mondiale della sanità, il Presidente della Repubblica (mai così uniti nelle loro idee) e finanche il Papa in persona, cercano di spiegare al Ministro, con argomentazioni unanimi, che le sue misure non sono idonee al fine; mentre tutti (pensando ad un Ministro ingenuo e ‘poco addetto ai lavori’) cercano di spiegargli che le sue iniziative rischiano di dare un contributo assolutamente determinante alla diffusione della gravissima epidemia tra i detenuti, della quale poi dovrà assumersi tutte le responsabilità, ecco che si scopre che ne è ben consapevole e che, anzi, ha studiato la misura proprio per ridurre al minimo le scarcerazioni che, ad oggi, infatti sono frutto più delle scelte illuminate della Magistratura di Sorveglianza che non delle scelte governative.

Chiediamo ancora una volta al Ministro Bonafede di dare ascolto alle mille voci che chiedono, prima che sia troppo tardi, di intervenire con misure capaci di garantire una effettiva e significativa riduzione del numero dei reclusi, in particolare attraverso un innalzamento del limite di pena residua per poter usufruire della detenzione domiciliare, al fine di salvaguardare la salute delle quasi 60.000 persone recluse, che, con l’emergenza covid 19, in spazi così ristretti e promiscui vivono in costante pericolo di vita.
Uno Stato di diritto che professa il principio di rieducazione della pena non può consentirlo!

Direttivo de Il Carcere Possibile

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mercoledì, 1 Aprile 2020 - 15:14
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