A Torre Annunziata 100 chiamate in 4 giorni per chiedere cibo. L’assessore Nastri: «Il Governo faccia di più»

Coronavirus
(foto Kontrolab)
di Roberta Miele

Oltre un centinaio di chiamate nel giro qualche giorno, a cui si aggiungono le segnalazioni da parte delle parrocchie del territorio. E siamo solo all’inizio. A Torre Annunziata, città di 42mila abitanti tra il Vesuvio e il mare, l’emergenza Coronavirus si è aggiunta, così come in tante altre realtà del Mezzogiorno, alla ‘ordinaria situazione emergenziale’. Condizione che si proietta, ad esempio, nel numero di percettori del reddito di cittadinanza, pari al 15% della popolazione. Numeri alti per cui la solidarietà di associazioni, parrocchie e cittadini non può bastare. Lo spiega l’assessore alle Politiche Sociali del comune oplontino, Martina Nastri.

Come venite incontro a chi, a causa del lockdown, versa in situazioni di difficoltà?
«Stiamo lavorando su più fronti per elargire il maggior numero di sussidi possibile. Proprio l’altra sera è terminato lo studio per la pubblicazione dell’avviso per la concessione dei buoni spesa, che si aggiunge ad altre attività già in corso».

Quali iniziative avete messo in campo?
«Abbiamo organizzato la consegna di spese medicinali a domicilio e ampliato ventiquattro ore su ventiquattro il servizio del centro antiviolenza. Per quanto riguarda i sussidi alimentari, invece, abbiamo lanciato la “spesa solidale”, che pensiamo di rendere continuativa nel tempo, non solo fino al termine del blocco. Potrebbe essere un ausilio importante anche in futuro in quanto Torre ha una alta percentuale di popolazione che non naviga nell’oro».

Per la distribuzione dei buoni alimentari come vi siete organizzati?
«In prima battuta abbiamo chiesto alle parrocchie del territorio di segnalarci quali nuclei familiari si trovassero in difficoltà economica, per poter intervenire con un sussidio alimentare. Poi l’intervento è stato strutturato tramite l’Ufficio del Segretariato Sociale che per fortuna rimane attivo. Gli addetti continuano a ricevere le segnalazioni di chi lamenta problemi. Tra chiamate e mail superiamo le cento chiamate nel giro di quattro o cinque giorni».

Poi come vi muoverete?
«Dopo questa fase, per ogni richiedente verrà fatto uno screening per verificare se è già beneficiario di misure di assistenza pregresse. In caso di esito negativo si provvederà con la distribuzione di spese solidali e pacchi alimentari».

Dunque chi è già percettore del reddito di cittadinanza non riceverà nulla…
«In questo caso il sussidio già c’è, però sia chiaro: anche per percettori di reddito di cittadinanza potrebbero esserci margini di intervento. Un conto è parlare di un reddito di 1200 euro, un altro è parlare di 80 o 100 euro. Quindi cerchiamo di mantenere bene a mente il valore economico della misura. Sarà un lavoro duro e certosino».

In quanti avranno bisogno di un sostegno?
«Abbiamo potuto fare un ragionamento preliminare in base ai riscontri già avuti, ma fino alla scadenza dell’avviso, prevista per il 3 aprile, non avremo numeri certi. Ad ogni modo, ci aspettiamo una percentuale che oscilli intorno al 10 percento della popolazione, quindi almeno 1000-1500 domande, a cui si aggiunge chi già prima dell’emergenza riceveva ogni mese un pacco tramite il banco alimentare con cui il Comune ha una convenzione. Stiamo contattando queste persone per organizzare, grazie ai volontari della Croce Rossa di Ercolano, la consegna a domicilio, come avviene per tutti i servizi straordinari che abbiamo messo in campo».

Quanti fondi ha ricevuto Torre Annunziata per i sussidi alimentari?
Sono arrivati 224.700 euro.

Non sono tanti per una popolazione di 42mila abitanti?
«Beh, consideri che il 15% dei torresi è percettore del reddito di cittadinanza, un dato allarmante già di suo. Auspichiamo che il Governo metta in atto misure successive a questa che riescano a dare un margine di respiro in più perché la concessione del voucher è inevitabilmente restrittiva. Non rivolgersi a chi è percettore di pensione, di ulteriori sussidi già concessi dallo Stato, chi ha partita Iva ed ha l’attività chiusa ci sembra davvero assurdo. In questi territori la solidarietà è alla base di tutto, ci sono tantissime associazioni che si prestano a qualsiasi attività, ma non possiamo farcela da soli nonostante l’impegno da tutte le parti, amministrativa, politica e di volontariato».

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giovedì, 2 Aprile 2020 - 15:01
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