Forze dell’ordine ‘abbandonate’ al rischio contagio: in strada con poche protezioni, vietato fare causa al datore di lavoro

Carabinieri impegnati nei controlli anti-Covid a Rossano/Corigliano. Immagine scattata il 13 marzo (foto Kontrolab)
di Bianca Bianco

Presidiano le strade per controllare il rispetto delle misure di contenimento contro il contagio e per continuare il loro lavoro a tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico. Ma spesso hanno a disposizione poche mascherine e guanti, pur essendo pienamente consapevoli del rischio che corrono. Sono i lavoratori del ‘comparto sicurezza’ (Forze dell’ordine e Forze armate) che insieme ai medici sono la categoria più esposta fisicamente e psicologicamente agli effetti del Coronavirus.

Appena il 20 marzo scorso l’Associazione nazionale delle Forze dell’Ordine lamentava l’assoluta mancanza di dp (i dispositivi di protezione, come vengono chiamate mascherine e guanti), paragonando chi indossa una divisa ed oggi è in strada ai soldati che affrontarono la campagna di Russia con le scarpe di cartone. E non solo: alle pubbliche amministrazioni, alle forze dell’ordine ed armate ed ai sanitari sarebbe consentito solo l’utilizzo di dispositivi ‘certificati’, eppure non sono mancate forniture di mascherine quantomeno discutibili. Basti pensare ai penitenziari cui furono date quelle punzonate con spillette o agli agenti della Stradale che hanno ricevuto quelle che il governatore De Luca definì «le maschere del coniglio Bunny».

Il paradosso tutto italiano di questa storia però è che, pur lavorando con forniture di dispositivi largamente inferiori alla necessità (esempio: in un reparto dei carabinieri di Napoli per 9 lavoratori sono state inviate 4 mascherine) e pur non potendo rifiutarsi di andare in servizio, per il rischio di provvedimenti disciplinari, questi lavoratori del comparto della Sicurezza non possono nemmeno ‘fare causa’ ai loro comandanti, ai vertici ed agli alti ufficiali che da qualche giorno ‘godono’ di fatto di immunità contro eventuali denunce.

Ha infatti scatenato le reazioni dei sindacati la decisione di frapporre uno ‘scudo’ penale e civile davanti alla responsabilità dei datori di lavoro di poliziotti, carabinieri, militari dell’Esercito, finanzieri per quanto può accadere ai sottoposti.

La proposta risale allo scorso 26 marzo ed è stata approvata dalla IV Commissione Difesa del Senato nell’ambito della conversione in legge del decreto numero 18 del 17 marzo 2020 “Cura Italia” (Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglia, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19).  Questo il testo della proposta firmata senatori di Forza Italia Gasparri, Causin, Berardi e Minuto: «Valuti il governo (…) di garantire forme di tutela, in sede civile e penale, nei confronti dei responsabili delle strutture delle Forza armate (compresa l’Arma dei carabinieri), limitando la loro responsabilità qualora questi abbiano assolto agli obblighi di informazione sui rischi di contaminazione (…) e gli ordini siano conformi alle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie».

L’approvazione ha provocato l’indignazione dei sindacati delle diverse categorie rappresentate. Il problema non è di poco conto perché coinvolge tutto quel complesso sistema di ruoli delle amministrazioni pubbliche che si occupano di sicurezza. Facciamo l’esempio di una delle amministrazioni coinvolte, ovvero l’Arma dei carabinieri.

Il carabiniere riceve l’ordine di scendere in strada dal proprio datore di lavoro (in questo caso il comandante del Reggimento, della Legione, di Corpo, a seconda dei diversi ‘comparti’ della Benemerita) e fa servizio nel periodo di epidemia ma senza avere  necessarie misure di protezione (amuchina, più paia di guanti da cambiare, una mascherina adatta). Accade che il militare resti contagiato: secondo quanto è stato approvato in Commissione Difesa del Senato, non potrà ‘far causa’ all’ufficiale che gli ha impartito l’ordine di scendere in servizio perché questi sarà responsabile solo per ‘dolo o colpa grave’ e sarà esautorato da altre responsabilità per il solo fatto di avere fornito al lavoratore il gel disinfettante e quant’altro. Gel disinfettante e dispositivi di protezione che però sono stati forniti – come testimoniano le denunce dei sindacati e di alcuni parlamentari – con ritardo, in numero non sufficiente o ricorrendo a ‘pezzi’ non adatti. Inoltre è poco probabile che un carabiniere (o un altro componente delle forze dell’ordine) si rifiuti di andare in servizio, viste le possibili gravi conseguenze disciplinari.

Il provvedimento mira, secondo quanto hanno affermato sindacati ed Osservatorio militare, ad evitare che accada ciò che avvenne per le cause legate alle vittime dell’uranio impoverito, i militari impegnati in missioni all’estero ammalatasi per avere avuto contatto con proiettili utilizzati in  vari scenari di guerra. Ma nella realtà rende in maniera plastica il paradosso che vivono i lavoratori della Sicurezza in Italia durante la pandemia.

Non hanno ancora misure sufficienti per proteggersi (sono decine le segnalazioni di donazioni private alle forze dell’ordine in questi giorni, evidentemente per sopperire alla carenza ben visibile al comune cittadino); non possono rifiutare di prestare servizio e non possono, nella denegata ipotesi che si ammalino, fare causa al datore di lavoro perché il comandante ha lo scudo penale e civile.

Una situazione paradossale ma anche drammatica se si guarda ai contagi tra le forze dell’ordine. Molti i casi di carabinieri, poliziotti, penitenziari che, per avere ‘semplicemente’ fatto il proprio dovere hanno contartto il virus. Solo 5 giorni fa le ultime vittime: due carabinieri (il luogotenente Mario D’Orfeo di 55 anni, comandante della Stazione di Villanova d’Asti, e il maresciallo Fabrizio Gelmini, di 58 anni della Stazione di Pisogne, in provincia di Brescia) “caduti” nella battaglia contro il Covid-19. I loro eredi, questa oggi la beffa,  non potranno nemmeno provare a chiedere che venga accertata la responsabilità dei loro superiori.

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giovedì, 2 Aprile 2020 - 13:23
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