Pubblicità acchiappa-clienti e sulle cause contro i medici, l’avvocato Avitabile: «Per certi casi servono sanzioni più severe»

di Manuela Galletta

«Ciò che si è visto in queste ultime settimane è veramente fuori da ogni logica». L’avvocato napoletano Alfonso Maria Avitabile, componente dell’Osservatorio Deontologia presieduto dagli avvocati Roberto Trinchera e Andrea Fassini, non usa giri di parole per censurare il fenomeno delle consulenze gratuite offerte per intentare cause contro i medici rispetto alla gestione sanitaria da Coronavirus ma anche la corsa a dare consigli, a scopo pubblicitario, sull’articolo 650 del codice penale (previsto inizialmente come metro sanzionatorio per i trasgressori dei divieti imposti). «Abbiamo assistito e stiamo assistendo – spiega – a modalità di accaparramento della clientela vergognose».

Avvocato, partiamo da chi si è fatto pubblicità sponsorizzando e istigando causa contro medici. L’avvocatura si è indignata…
«Il proporsi come studi legali in modo gratuito è vergognoso sia dal punto di vista sociale, sia sul piano deontologico perché viola due articoli del nostro codice deontologico».

Quali?
«L’articolo 17 sulla chiarezza delle comunicazioni che devono essere non equivoche. E l’articolo 37 sul divieto di accaparramento della clientela: certi modi di fare pubblicità in cui, purtroppo ci siamo imbattuti, non sono altro che un accaparramento dei clienti camuffato»

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Perché camuffato?
«Penso ad esempio ai consigli sull’articolo 650 del codice penale. In alcuni casi abbiamo riscontrato anche suggerimenti errati. Ma il problema è che il governo ha cambiato più volte le norme sulle modalità di uscita e tutto il resto, e in maniera supina alcuni avvocati invece di censurare questo iter di normazione tra l’altro di dubbia costituzionalità ha rincorso queste nuove norme sempre cercando di avere visibilità che è sempre contraria al decoro e all’onore della toga che indossiamo»

Torniamo alle cause contro i medici…
«I danni sono anche sul piano sociale. Già in passato, una super produzione di denunce nei confronti dei medici, spesso infondate, ha generato una medicina difensiva. Ecco, proprio ora che i medici hanno dimostrato di non avere paura, noi gliene ingeneriamo con lo spauracchio di future cause. Ciò che passa con certi tipi di condanna è uno sciacallaggio sociale e questo è un messaggio vergognoso»

L’avvocatura ha subito alzato la voce, segno che queste condotte riguardano una minoranza
«Per fortuna sì. Tengo a sottolineare che stiamo parlando di una piccolissima minoranza capace di creare però grandi danni di immagine»

L’Osservatorio Deontologia dell’Ucpi sta raccogliendo tutti i casi di pubblicità scorretta. Da questa mappatura, ne può uscire un identikit dell’avvocato che più facilmente ricorrere a questo tipo di pubblicità?
«Contrariamente a quanto ci saremmo aspettati, non sono solo i giovani a ricercare visibilità. Ma ci siamo imbattuti anche in molti studi legali strutturati. Studi anche affermati».

L’Osservatorio deontologia dell’Ucpi non ha poteri disciplinari, perché dunque scattate queste fotografie?
«Noi manderemo sempre dei messaggi di censura rispetto a certi tipi di atteggiamento. Il compito dell’Osservatorio è quello di dettare la linea, di indicare quale è la giusta applicazione della deontologia e le condotte che violano la stessa, consci che la grandissima parte dei penalisti è assolutamente al di fuori di queste logiche mercantilistiche della professione. Detto questo, torno a ribadire che l’Osservazione non ha la pretese né la funzione di denunciare. I poteri di denuncia e di disciplina spettano ai Consigli di disciplina territoriali».

Chi viola il codice deontologico in che sanzioni incorre?
«Dipende dal tipo violazione. Chi ad esempio infrange il divieto di accaparramento della clientela va incontro a tre possibili sanzioni, a seconda della gravità del fatto: c’è l’avvertimento, poi la censura e infine la sospensione dall’attività per un periodo massimo di un anno».

Ritiene che siano sanzioni sufficienti?
«Assolutamente no. Ritengo che le sanzioni disciplinari debbano essere inasprite per casi come questi».

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giovedì, 2 Aprile 2020 - 19:47
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