Disastro Lombardia, pazienti Covid-19 dirottati nelle Rsa. L’Uneba: «Sottovalutato il rischio». Toninelli all’attacco

Anziani

Ci sarà un tempo per le analisi, ripetono dal Governo. Ci sarà un tempo per capire se e cosa è stato sbagliato nella gestione dell’epidemia da Coronavirus a livello nazionale e regionale. Ora, insistono, è tempo di unire le forze e lottare. Il resto verrà dopo. E chi può dare loro torto. Eppure su quanto sta accadendo in Lombardia diventa complicato non concentrarsi e rinviare ogni valutazione al dopo rischia pure di essere controproducente.

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C’è qualcosa che non funziona a livello regionale: decisioni prese in ritardo o mai adottate perché, è il piagnisteo del Governatore leghista Attilio Fontana, ci deve pensare il Governo; decisioni adottate ma raffazzonate (da oggi in Lombardia parte l’obbligo di indossare mascherine ma il Pirellone non si è preoccupato di garantire le forniture per tutti i cittadini, cosa che invece ha fatto virtuosamente la Toscana); disastri della comunicazione (dall’affollata conferenza stampa convocata per comunicare l’apertura del mezzo miracolo dell’ospedale della Fiera di Milano, all’imbarazzante video che riprende Fontana impacciato mentre prova a mettere una banale mascherina). E infine decisioni che vanno contro il buon senso e che hanno fatto salire sulle barricate il Movimento Cinque Stelle lombardo ma soprattutto l’Uneba Lombardia, associazione di categoria che riunisce oltre 400 case di riposo.

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Lo scorso 8 marzo sul sito della Regione Lombardia è stata pubblicata una delibera, la numero XI/2906, con la quale si dispone il trasferimento di pazienti Covid 19 non gravi presso le Rsa, le residenze sanitarie per anziani che hanno disponibilità di posti letto. Una disposizione sciagurata, che va contro l’altissimo rischio contagio di persone anziane segnalato sin dal primo istante dall’Istituto superiore della Sanità. «In Lombardia si è sottovalutato il rischio nelle strutture per anziani e disabili» che «non sono luoghi per curare patologie acute, ma per migliorare la qualità di vita» degli ospiti, ha denunciato Luca Degani, intervenendo su SkyTg24. «C’è stata una programmazione centrale regionale troppo attenta, seppur comprensibilmente, alla gestione in ospedale ma poco attenta a capire i rischi sul territorio», ha aggiunto Degani, ed «è il segnale di non avere capito la programmazione sanitaria, le rsa non dovevano essere strumentali al ricovero di Covid». «Dovendo tenere dentro alle strutture queste persone e non potendo farle accedere al sistema ospedaliero – ha spiegato ancora Degani ai microfoni di SkyTg24 – questi stanno diventando luoghi in cui la capacità di prendersi carico delle infezioni e della malattia non è propria degli operatori». «Se sta diminuendo un poco la pressione sulla terapia intensiva e sugli ospedali dobbiamo ospedalizzare le rsa e dare agli anziani il diritto alla cura, spostando ad esempio qualche infettivologo».

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Degani però non sa dire effettivamente se e quante Rsa hanno effettivamente accettato pazienti Covid 19 ‘esterni’. L’assessore regionale Gallera, dal canto suo, ha replicato durante uno degli ultimi ‘punti stampa’ che il trasferimento è possibile solo se le Rsa hanno «piani separati, padiglioni separati o strutture indipendenti; con personale dedicato per pazienti stabilizzati che sono in via di guarigione o che non hanno particolari problemi». Ma a sentire i sindacati il problema è più profondo: il personale delle Rsa non è preparato a fronteggiare simili casi.  

Al momento resta la gravità della determinazione assunta. Ad attaccare Fontana è anche il senatore lombardo del Movimento Cinque Stelle Danilo Toninelli: «Sono giorni che denunciamo la situazione gravissima che si vive nelle case di riposo e questa mattina leggere sui giornali che la Regione Lombardia non solo non ha protetto adeguatamente gli anziani ospitati in queste strutture ma addirittura ha scelto di mandare nelle Rsa i pazienti Covid per alleggerire gli ospedali, sostanzialmente tutti i pazienti che necessitavano di assistenza a bassa intensità, fa emergere un’enorme irresponsabilità – si legge in una nota – Una scelta che potrebbe aver reso questi istituti dei focolai del contagio e che potrebbe esser costata la vita a tante persone. Molte case di riposo si sarebbero rifiutate, ma altre invece hanno accolto questi pazienti. E mentre i decessi nelle case di riposo aumentavano la Regione, unico ente responsabile, non ha pensato di fare tamponi a tappeto, nemmeno agli operatori sanitari. La vicenda del Pio Albergo Trivulzio – prosegue l’ex ministro – è assurda e bene ha fatto il nostro viceministro Pierpaolo Sileri a decidere di mandare gli ispettori. I Nas faranno luce sulle scelte della Lega in Lombardia. Il governatore Fontana deve spiegazioni a tante famiglie. E mi auguro che le abbia perché quella che è stata fatta, a vederla così, sembrerebbe una scelta nefasta».

Sulla stesa scia Elena Grandi, co-portavoce nazionale dei Verdi-Europa Verde, Aldo Guastafierro e Cristina Ganini, co-portavoce della Lombardia: «Non possiamo più stare in silenzio e tacere rispetto a ciò che è accaduto e sta accadendo in Lombardia con la strage di vite provocate dall’epidemia Covid19. In questa regione è concentrato oltre il 56% dei decessi di tutta Italia, ad oggi 8.656 su 15.362, con un indice di letalità del 17,6%. Siamo stati in silenzio sino ad oggi perché in un momento delicato per il Paese eravamo e siamo chiamati a dare il nostro contributo per uscire dalla crisi ma è gravissimo che in data 8 marzo, in piena emergenza Covid19, la Giunta della Lombardia approvasse una delibera, la numero XI/2906, che chiedeva alle aziende territoriali sanitarie di individuare case di riposo, tra le 400 totali, dedicate agli anziani per accogliere e assistere pazienti Covid19 a bassa intensità».

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lunedì, 6 Aprile 2020 - 13:45
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