Il Coronavirus ha spezzato l’esistenza di uno dei più grandi narratori dell’America Latina. Luis Sepulveda, scrittore cileno di 70 anni, è morto questa mattina dopo una lunga battaglia contro il virus: era ricoverato in un ospedale delle Asturie, a Oviedo.
A marzo era atteso in Italia per parlare di ‘Coraggio’ al festival dei piccoli e medi editori ‘Più libri più liberi’, cancellato per la pandemia. Ed è stato proprio il Coronavirus, a portarsi via l’autore de ‘Il vecchio che leggeva romanzi d’amore’, pubblicato in Italia nel 1993, con cui aveva conquistato la scena internazionale, e di ‘Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare’, diventata un film d’animazione per la regia Enzo D’Alo’, che lo ha consacrato come scrittore non solo per un pubblico adulto ma per tutte le età.
Combattente, arrestato due volte e condannato all’esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepulveda, che aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017, ha lottato contro l’invisibile nemico fino all’ultimo all’Ospedale Universitario di Oviedo, nelle Asturie dove viveva dal 1996, a Gijon, con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena e grande amore di una vita. Lo scorso ottobre aveva compiuto 70 anni festeggiati a Milano in un evento organizzato dalla sua casa editrice italiana, Guanda.
Di se stesso diceva: «Sono uno scrittore perché non so fare altro che raccontare storie. Ma sono anche un essere sociale, un individuo che rispetta sé stesso e intende occupare un piccolo posto nel labirinto della storia. Da questo punto di vista, sono il cronista di tutti coloro che giorno dopo giorno vengono ignorati, privati della storia ufficiale, che è sempre quella dei vincitori».
giovedì, 16 Aprile 2020 - 11:34
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