Dalla battaglia nel Csm per la nomina del procuratore di Perugia alla docenza: nuovo incarico, a tempo, per Raffaele Cantone

Raffaele Cantone
Il magistrato Raffaele Cantone

La partita per la nomina del capo della procura di Perugia si giocherà davanti al plenum del Consiglio superiore della magistratura. E sarà una partita a due: da un lato il magistrato napoletano Raffaele Cantone, che mesi addietro ha lasciato l’incarico di presidente dell’Anac in polemica col governo gialloverde, e dall’altro il procuratore aggiunto di Salerno Luca Masini.

Nell’attesa che il plenum si riunisca e decida a chi affidare la guida di una procura strategica sotto il profilo degli equilibri giudiziari (Perugia è competente per i procedimenti disciplinari a carico dei magistrati di Roma), Raffaele Cantone è diventato docente della Scuola di formazione del personale dell’amministrazione giudiziaria. Lo ha deciso il plenum del Csm che ha dato il via libera al magistrato: Cantone terrà un ciclo di lezioni per i vincitori del corso-concorso per dirigenti pubblici. “Amministrazione e regole” il tema affidato a Cantone, attualmente in servizio alla Corte di Cassazione, con un impegno di cinque ore. Il compenso previsto è di mille euro.

Quanto alla nomina del capo della procura di Perugia, il plenum dovrebbe decidere a maggio. A inizi aprile si è pronunciata la quinta Commissione, quella per gli incarichi direttivi, che tra la rosa di candidati ha proposto due nomi. Cantone ha ottenuto tre voti, uno in più di Luca Masini: Cantone ha ottenuto il sostegno del presidente della Commissione Mario Suriano (Area) e dei laici Alberto Benedetti (M5S) e Michele Cerabona (Fi); Masini è stato appoggiato da Piercamillo Davigo (Autonomia e indipendenza) e da Loredana Micciché (Magistratura indipendente). Il togato di Unicost Marco Mancinetti, invece, ha scelto la strada dell’astensione.

Per i consiglieri di ‘Autonomia & Indipendenza’ Sebastiano Ardita, Piercamillo Davigo, Giuseppe Marra, Ilaria Pepe, la scelta di votare per Masini è coerente «con sostenuto in campagna elettorale: dare prevalenza per gli incarichi direttivi alla qualificata esperienza giudiziaria rispetto alla pur importante esperienza fuori ruolo». Masini è procuratore aggiunto a Salerno, per un lungo periodo è stato il reggente dell’intero ufficio e per tutta la carriera ha svolto funzioni di pm. Cantone invece, è il ragionamento di ‘A&I’, «non svolge più funzioni requirenti dal lontano 2007, non ha mai avuto alcun incarico né direttivo né semidirettivo e proviene da lungo periodo fuori ruolo che ha avuto termine anche dopo la pubblicazione del posto di Procuratore di Perugia». «Crediamo che la necessità di riacquistare la credibilità del Csm debba passare necessariamente per la coerenza delle scelte, soprattutto su questioni che sono da anni oggetto di prese di posizione nette di larga parte della magistratura», sono state le dichiarazioni rese dai consiglieri dopo la votazione in Commissione.

Magistratura indipendente, che si è ritrovata – clamorosamente – sulle stesse posizioni di ‘A&I’ (corrente che Davigo ha fondato dopo la brusca rottura con Mi), ha spiegato di avere ritenuto «prevalente il profilo del dott. Masini in base alle regole del testo Unico sulla dirigenza giudiziaria: egli ha infatti svolto le funzioni requirenti quasi per il doppio degli anni rispetto a Raffaele Cantone ed ha esercitato una funzione semidirettiva nonché di concreta reggenza di una Procura distrettuale».

Stando così le cose la partita si giocherà tutta davanti al plenum. Se i gruppi votassero in plenum come hanno fatto i loro colleghi in Commissione (cosa che non si può dare per scontata), Cantone avrebbe sulla carta dieci voti (cinque di Area, tre dei laici del M5s e due di Forza Italia). Masini si fermerebbe a otto voti (3 di Magistratura indipendente e cinque di Autonomia e indipendenza). A far pendere il piatto della bilancia saranno i tre togati di Unicost, i due laici della Lega e i vertici della Cassazione, primo presidente e procuratore generale.

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venerdì, 17 Aprile 2020 - 14:48
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