Inchiesta mascherine, Ieffi si difende per due ore e chiede di lasciare il carcere: il gip respinge l’istanza

L'imprenditore Antonello Ieffi

Quando martedì scorso, 14 aprile, è comparso – in videoconferenza – dinanzi al giudice per le indagini preliminari Valerio Savio che ne ha disposto il carcere per affrontare l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore Antonello Ieffi ha scelto di fornire la sua versione dei fatti rispetto all’accusa di turbativa d’asta in un appalto Consip da oltre 15 milioni di euro per l’acquisto di mascherine. Ha parlato per circa due ore, cercando di motivare la sua professione di innocenza. E, sulla scorta di quelle dichiarazioni, sperava di potersi alle spalle il penitenziario di Regina Coeli dove è attualmente recluso. Ma stamattina il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma ha respinto l’istanza di scarcerazione che era stata presentato dall’avvocato Andrea Coletta al termine dell’interrogatorio di garanzia. Antonello Ieffi, dunque, resta in prigione, nell’attesa che il Tribunale del Riesame – al quale la difesa presenterà ricorso in queste ore – valuti le accuse che sono state contestate dalla procura.

All’imprenditore Ieffi, i pm di piazzale Clodio contestano il tentativo di turbativa d’asta e l’inadempimento di contratti di pubbliche forniture nell’indagine avviata dopo una denuncia di Consip e relativa alla fornitura di 24 milioni di mascherine chirurgiche. L’esposto dal quale è scaturita l’inchiesta faceva riferimento ad una serie di anomalie riscontrate nell’ambito della procedura di una gara, del valore complessivo di oltre 253 milioni di euro, bandita d’urgenza per garantire l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali. In particolare, il lotto n. 6 della gara, dell’importo di circa 15,8 milioni di euro, relativo alla fornitura di mascherine chirurgiche, e che era stata vinta da Biocrea Società Agricola a Responsabilità Limitata riconducibile a Ieffi. La società, con la sottoscrizione di apposito Accordo Quadro con Consip, si era impegnata, tra l’altro, alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall’ordine.

Ieffi, in sede di interrogatorio, ha invece sostenuto di non avere commesso alcun reato e di essersi attivato solo per «aiutare il mio Paese in un momento così drammatico e difficile». L’imprenditore ha spiegato di aver inoltrato al delegato Consip, dopo essersi aggiudicato la gara, sia un video ricevuto dal fornitore indiano con il carico di mascherine fatto arrivare in un deposito in Cina sia di avergli fornito il numero di telefono del magazziniere. «Ma a quel punto si sono interrotte le comunicazioni con Consip», hanno spiegato i difensori. Nel corso dell’interrogatorio Ieffi ha sostenuto che «la merce sarebbe stata pagata al fornitore solo una volta arrivata in Italia e a seguito dei controlli sulla qualità dei materiali». La difesa ha trasmesso alla procura la corrispondenza via mail con il fornitore per avvalorare quanto sostenuto da Ieffi in interrogatorio. Per i penalisti «in questa vicenda è passata una immagine di Ieffi che non corrisponde al vero».

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venerdì, 17 Aprile 2020 - 14:01
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