I fischi a Giuseppe Conte arrivano quando il premier, nel corso della relazione al Senato sulle misure da mettere in campo nella ‘fase 2’ e sulla battaglia aperta in Unione Europea, tocca il tema del contributo delle opposizioni. I ‘buu’ e i fischi si levano forti tanto che Conte è costretto a sospendere il discorso e il presidente del Senato Elisabetta Casellati è costretta una prima volta a richiamare i contestatori e poi, alla seconda e ravvicinata ondata di proteste, a suonare finanche il campanello per riportare l’ordine. Conte ci prova a tendere una mano alle opposizioni, riconoscendo che le loro legittime aspettative di essere coinvolti nella programmazione politica contro il Coronavirus sono state disattese e promettendo un’apertura per le future mosse. «Nella costruzione del corpus del prossimo provvedimento saranno ascoltate le istanze dei parlamentari. Il contributo di una posizione responsabile troverà sempre apertura e considerazione», dice. Ma il centrodestra è scettico e così accompagna questa parte di intervento con un costante brusio di disapprovazione.
E’ questo il momento più teso di una relazione – che sarà ripetuto alla Camera – nel corso della quale vengono toccati in modo particolare due punti: la posizione dell’Italia rispetto alle misure che l’Europa deve mettere in campo (ma sulle quali non vi è ancora accordo) e rispetto alla modalità della ‘fase 2’. Quel che è certo, avverte Conte, è che la ‘fase 2’ sarà graduale, quindi non vi sarà alcuna ripartenza totale come auspicato dalle regioni del Nord. Né vi sarà, per il momento, un programma di riaperture che vari da regione a regione, come pure alcuni esponenti della sanità hanno auspicato alla luce del fatto che l’andamento dei contagi varia di zona in zona. «Vi sarà un progressivo ma ordinato allentamento delle misure – spiega Cont – Stiamo elaborando un programma di riaperture che sia omogeneo su base nazionale e che ci consente di aprire buona parte delle attività produttive e anche commerciali, tenendo però sotto controllo la curva dell’andamento del contagio in modo da intervenire laddove essa si innalzi oltre una certa soglia».
E, tuttavia, se le condizioni della ‘fase 2’ saranno uguali per tutti, vi sarà però la possibilità di assumere – in corsa – decisioni diverse laddove una regione piuttosto che un’altra si ritrovi improvvisamente colpita da una nuova ondata di contagi. Conte spiega infatti che la «soglia» dei casi positivi da tenere sotto controllo «va commisurata alla specifica ricettività delle strutture ospedaliere dell’area di riferimento». Ciò potrebbe significare, ad esempio, che se una regione dovesse avere difficoltà ad ospitare negli ospedali i pazienti interessati da un eventuale picco di contagi, saranno adottate misure diverse magari con una nuova introduzione del lockdown. Ma questo sarà un discorso da affrontare quando la criticità si presenterà. Per adesso il Conte avverte che non vi sarà alcun ritorno totale alla normalità.
«Una imprudenza, una avventatezza in questa fase, dettata dalla legittima aspettativa di ripartire, può compromettere tutti i sacrifici che i cittadini hanno dovuto affrontare fino a qui», afferma. Alla riapertura graduale si dovrà tuttavia affiancare una revisione «del modello organizzativo del lavoro, delle modalità del trasporto pubblico e privato e di tutte le attività connesse». «Anche per le misure di distanziamento sociale ci saranno alcune modifiche, non ci sfugge la difficoltà di osservare regole limitative della libertà di movimento. Il ritorno alla normalità, con la gradualità necessaria, è una aspirazione comprensibile di tutti. Queste esigenze mi vengono sollecitate anche da molti di voi parlamentari, che sollecitano soluzioni rapide e sostenibili», aggiunge. Resta, invece, aperto il dibattito sulla App per il tracciamento dei positivi che sta infiammando il dibattito pubblico e politico, anche se Conte prova – nel suo discorso – a gettare acqua sul fuoco: «L’app sarà su base volontaria e non obbligatoria, faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni nei movimenti o pregiudizi». Sulla app Immuni «i capigruppo di maggioranza e minoranza saranno costantemente informati e io stesso mi riservo di riferire alle Camere». «Chi non vorrà scaricare” la app Immuni “non subirà limitazioni di movimento o altri pregiudizi».
Quanto, invece, alla battaglia che vede impegnata l’Italia sul fronte europeo, Conte ha chiarito che il Governo si batterà per ottenere gli strumenti di sostegno migliori. Ma, al tempo stesso, non chiuderà del tutto all’offerta del Mes senza condizioni perché «vi sono Paesi che hanno dimostrato interesse, tra di essi anche la Spagna» e «rifiutare questa nuova linea di credito significherebbe fare un torto a questi Paesi che ci affiancano nella battaglia in Ue». Resta tuttavia la certezza che «all’Italia serva altro». Per Conte è necessario che «il nuovo strumento di finanziamento» sia «conforme ai trattati europei, offerto a tutti i paesi interessati, senza che possa assumere carattere bilaterale, dovrà essere particolarmente consistente, mirato a fare fronte a tutte le conseguenze prodotte dal covid e immediatamente disponibile». L’Italia sta, intanto, lavorando anche ad una nuova proposta. E sta valutando pure la proposta spagnola, alla quale apportare qualche modifica. «A noi interessa portare a casa il risultato, non rivendicare una primazia. Interessa condividere quanto più possibile le proposte sul tavolo senza rischiare di dividerci. Non potrò accettare un compromesso al ribasso. Non ci saranno alcuni vincitori e alcuni perdenti. Sono convinto che o vinceremo tutti o perderemo tutti».
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martedì, 21 Aprile 2020 - 16:56
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