Il ‘Cura Italia’ diventa legge, 7 grillini votano l’odg di Meloni contro il Mes e Fi si smarca (per ora) dagli alleati

La Camera dei Deputati

Il ‘Cura Italia’ che diventa legge, il Movimento Cinque Stelle che continua a frammentarsi soprattutto a causa del Mes, e fibrillazioni all’interno del centrodestra benché Silvio Berlusconi continui a ripetere che la colazione «resterà unita». L’ennesima settimana politica ai tempi del Coronavirus si chiude con una palpabile tensione tra forze politiche.

Partiamo dalla novità più ‘neutra’. Ieri la Camera ha dato il via libera alla conversione in legge del dl ‘Cura Italia’, che aveva già incassato l’ok del Senato: il testo ‘blindato’ è passato con 229 sì, 123 no e due astenuti, senza correzioni rispetto al testo approvato in Senato. Sull’impossibilità di apportare alcune modifiche non sono mancate le proteste da parte dell’opposizione. Poche ore dopo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato la conversione in legge del ‘Cura Italia’ che reca le le misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19 e assorbe integralmente i 25 miliardi derivanti dallo scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento il mese scorso. Sono confluiti nel provvedimento i due decreti legge varati a inizio marzo per i primi interventi d’urgenza in campo economico e sanitario. Mentre nuovi e più ampi interventi in tema di liquidità sono stati affidati dal Dl Imprese all’esame della commissione Bilancio di Montecitorio.

Se il percorso in Parlamento del ‘Cura Italia’ era tutto sommato segnato, è sul Mes che la discussione continua a restare accesa e mostra nuove crepe all’interno del Movimento Cinque Stelle. Ieri la Camera ha votato l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia – ancorato al ‘Cura Italia’ – che chiedeva di «impegnare il Governo a non utilizzare in alcun caso il Mes per fare fronte all’insieme delle misure volte a contrastare l’attuale emergenza». Un momento burrascoso, considerato che Fdi – violando il patto delle presenze contingentate – si è presentato compatto in aula (solo due assenti) con tanto di mascherine tricolori sul volto costringendo la maggioranza ad alzare in fretta e furia le sue presenze (i quattro gruppi che sostengono il governo hanno schierato, in media, il 70% dei deputati. L’ordine del giorno è stato respinto con 216 voti contrari e 116 favorevoli, Forza Italia è uscita dall’Aula e non ha votato. Al termine del voto dai banchi di Fdi si sono alzate le urla ‘venduti, venduti’. Circostanza di non poco conto è che 7 deputati pentastellati, ‘dissidenti’ già da tempo o duri e puri anti-Mes, hanno votato a favore della ‘mozione’ a firma di Giorgia Meloni: ad andare contro il proprio partito sono stati Pino Cabras, Antonio Lombardo, Alvise Maniero, Dalila Nesci, Raphael Raduzzi, Andrea Vallascas e Giovanni Vianello. Si è astenuta Valentina Corneli. Quanto accaduto non è piaciuto ai vertici del Movimento Cinque Stelle. Il capo politico Vito Crimi (per ora resta in carica, essendo stato comunicato un rinvio delle elezioni per la leadership) ha chiaramente detto che azioni come quelle del voto in dissenso sul Mes «non possono essere più tollerate, sarebbe irrispettoso verso chi fa gioco di squadra». Chissà se adesso il Movimento procederà con la solita espulsione dei ‘dissidenti’, anche se al momento sarebbe una scelta poco saggia dal momento che si andrebbe ad indebolire ancora di più, in termini numerici, la rosa della maggioranza. Già negli ultimi giorni i grillini hanno dovuto fare i conti con due fuoriuscite: giovedì se n’è andato il manager veneto ma d’origine abruzzese Antonio Zennaro, ieri è stata la volta del deputato Fabiola Bologna, neurologa lombarda, che è passata al Gruppo Misto poco prima che iniziasse la votazione alla Camera. Anche Zennaro è confluito nel Misto.

La maggioranza, dunque, continua a mostrare le sue crepe. Ma anche nel centrodestra le cose non vanno meglio. Sull’ordine del giorno di Fratelli d’Italia, Forza Italia ha tenuto una posizione che non è piaciuta agli alleati e per la verità ha diviso pure gli stessi azzurri: Maria Stella Gelmini ha dapprima sostenuto che Forza Italia si fosse astenuta, uscendo dall’Aula, ma in realtà dai tabulati risulta che hanno votato 20 deputati berlusconiani (su 97) e così alla fine Gelmini ha definito quel voto «un errore». Salvini non l’ha presa bene, anche perché c’è già un piccolo ‘precedente’. Commentando la posizione che Conte sta tenendo in Ue, Berlusconi ha chiarito che «la decisione di dare il via al Recovery Fund è molto importante, un passo sulla strada giusta». Cosa sta accadendo all’interno della coalizione di centrodestra sarà più chiaro se effettivamente dovesse arrivare in Aula la mozione di sfiducia presentata dalla Lega contro il ministro dell’Economia Roberto Gualteri. Berlusconi non è d’accordo, ma tuttavia continua a ripetere che il «centrodestra resta unito».

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sabato, 25 Aprile 2020 - 13:00
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