Coronavirus, la Lega sposa la causa dei parrucchieri: interrogazione parlamentare ed emendamento. Si muove anche Fi


Un’interrogazione parlamentare e un emendamento al dl Covid 19 per sollecitare l’apertura dei parrucchieri e dei barbieri. E’ l’iniziativa della Lega. Ad anticiparla è il deputato Domenico Furgiuele, tra i primi firmatari. «Nella vicina Svizzera i parrucchieri sono tornati al lavoro attuando norme di sicurezza e di prevenzione. Nel nostro Paese, invece, il governo dei pasticci e della confusione ha scelto di affossare anche questa categoria preziosa di lavoratori – commenta Furgiele – .Vogliamo cercare cercare di far ragionare un esecutivo ormai senza idee sulla opportunità di far riaprire i parrucchieri, e con essi altre importanti attività, nel rispetto della distanza di sicurezza e di tutte le norme previste dall’emergenza. Si può fare, si deve fare».

Anche Forza Italia si schiera al fianco di parrucchieri e barbieri: «Di questo caos chiamato “Fase 2” rischiano di essere vittime collaterali anche centomila lavoratori dei saloni di acconciatura e dei centri estetici. Sono infatti almeno 50 mila, secondo i calcoli di Confindustria, cioè più di un terzo del totale, i negozi che non sopravviverebbero alla chiusura forzata imposta dal governo fino al 1 giugno. Quasi trecentomila famiglie sono rimaste senza reddito per tre mesi, privi di un sostegno efficace. È assolutamente necessario che il governo anticipi l’apertura almeno al 18 maggio, a partire dalle zone meno colpite dal coronavirus, e che lo faccia dopo aver preparato un protocollo con le procedure igienico-sanitarie ed organizzative per i saloni di modo che ai lavoratori e ai clienti sia garantito il diritto alla salute», osserva il vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli.

«Sarebbe inoltre opportuno – aggiunge – che gli esercizi possano avere orari “liberalizzati” in modo da permettere una migliore distribuzione del lavoro, minore affollamento e dunque rispetto delle distanze minime. L’alternativa ad un intervento rapido in questo senso non è soltanto una crisi sociale, ma anche la diffusione del lavoro nero, a domicilio, senza controlli né misure di sicurezza».

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martedì, 28 Aprile 2020 - 17:09
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