Fase 2, la lezione di Conte alla Lega: «Rischioso riaprire tutto ora». Bacchettata alla Calabria: «Scelta improvvida»

di Bianca Bianco

Riaprire tutto significherebbe far riesplodere i contagi e riportare l’Italia all’inizio dell’emergenza. Questa in estrema sintesi la risposta che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dato a chi, tra minoranza e Regioni del centrodestra, chiede da giorni la totale riapertura della vita economica nel Paese. E proprio alle Regioni, in particolare alla Calabria che ieri sera ha varato un’ordinanza per la riapertura di bar e ristoranti, ha riservato un riferimento preciso parlando di «iniziativa improvvida» ed «inefficace a tutti gli effetti di legge» perché impone misure meno restrittive contravvenendo ai decreti del Governo che danno la possibilità agli enti territoriali di intervenire tuttalpiù per introdurre disposizioni più rigide e non più ‘morbide’.

L’imperativo categorico seguito dal Governo, nella fase uno ed ora nella fase due, spiega Conte, è stato il continuo confronto con il Comitato tecnico scientifico: l’unico, dice, in grado di fornire quel «principio di conoscenza» che va posto alla base di ogni scelta governativa: «Il nostro indirizzo di metodo e di metodo – dichiara – è il confronto col il Comitato. Qualcuno obietta che allo stato la conoscenza scientifica del virus non è pienamente soddisfacente perché si susseguono tante opinioni diverse anche sui media. Ma una cosa è partire dalle opinioni, un’altra da una conoscenza scientifica anche se non pienamente consolidata». Conte cita i principi platonici di  ‘doxa’ ed ‘episteme’, la differenza cioè tra scienza ed opinione, per zittire la minoranza e chi avversa le decisioni del Governo su un momento così delicato del Paese: si merita l’applauso della maggioranza ed i brusii di dissenso dell’altro lato dell’emiciclo ma insiste: «L’imperativo categorico per il Governo,  alle prese con la sfida complessa per  proteggere la salute e la vita dei cittadini da una concreta e letale minaccia, è porre a fondamento non le libere opinioni ma le raccomandazione di qualificati esponenti del mondo scientifico».

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Si parte dunque dal rapporto del Comitato tecnico scientifico, quello che ad inizio seduta il deputato leghista Molinari invoca e chiede venga passato alle opposizioni e che Conte spiega non essere un «documento segreto» ma un atto già pubblicato sui giornali e che ha come faro l’indice di contagio R0, oggi intorno allo 0,5-0,7 ma che, «in caso di riapertura simultanea di attività economiche e ritorno alla piena vita di relazioni sociali dal 4 maggio» salirebbe oltre l’1 facendo schizzare i ricoveri in terapia intensiva a 9mila entro la fine dell’anno: «In pochi mesi – spiega – avremmo un impatto notevole sul sistema sanitario e saremmo costretti a tornare indietro con conseguenze economiche ancora peggiori. Il principio di prevenzione quindi deve guidarci anche in questo caso, per garantire il contenimento dei contagi, ed essere strumento per ripartire al meglio con l’economia senza dolorose ed irrimediabili future battute di arresto».

L’approccio deve essere graduale per tutti i fattori di rischio: famiglia, lavoro, scuola, relazioni sociali per evitare una «nuova emergenza» e questo ha spinto l’esecutivo a procedere allentando le misure per le filiere produttive, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, per un «progressivo ritorno allo svolgimento delle attività produttive e commerciali, primo passo perché il paese possa riconquistare una vita quanto più normale e serena anche se – ammonisce Conte – sarà una fase di convivenza col virus e non di liberazione dal virus» perché «siamo ancora in piena pandemia».

E allora serve essere prudenti, continua il premier bacchettando chi chiede un ‘liberi tutti’: «Gli atteggiamenti ondivaghi – dice riferendosi alla Lega – come il passare dal chiudere tutto al riaprire tutto, rischiano di compromettere gli sforzi fatti fin qui. Ci piacerebbe,  ma il virus continua a circolare: sono 105mila i casi positivi accertati, senza contare asintomatici non accertati che sarebbero molti di più. E’ semplice riaprire tutto, per una questione di consenso, ma questo piano persegue interesse generale anche se impopolare: non è un programma elettorale».

Per sostanziare il suo discorso cita i Paesi stranieri: «Nessuno ha pensato ad una riapertura immediata e simultanea, bensì graduale». Che richiede peraltro la valutazione di tre fattori: il controllo dell’andamento dell’epidemia, il controllo della saturazione degli ospedali, la disponibilità di dispositivi di protezione. Il primo obiettivo da attuare anche attraverso la app ‘Immuni’, da più parti contestata, ma che Conte difende ricordando il decreto approvato stanotte che ne circoscrive limiti di applicazioni e conseguenze sulla privacy: «Con questo strumento avremo una conoscenza più ampia per valutare la diffusione ed essere pronti a intervenire tempestivamente in nuove possibili zone focolaio adottando anche nuove restrizioni ma mirate e circoscritte».

Ulteriore strumento in questo senso, un decreto del Ministero della Salute con direttive e criteri per valutare le soglie di allarme e «concordare con gli enti locali un allentamento circoscritto su base territoriale. Così opereremo differenziazioni geografiche con le riaperture di attività ma solo su precisi presupposti scientifici, con la curva dei contagi sotto controllo e non con improvvide scelte di singoli enti locali. Noi abbiamo sempre adottato con gli enti locali che iniziative che comportano misure meno restrittive non sono possibili – afferma rivolgendosi idealmente ai governatori di centrodestra che ieri gli hanno scritto per chiedere di ripartire ed alla governatrice calabrese Santelli – dunque sono illegittime agli effetti di legge».

Del resto il decreto ultimo approvato nei giorni scorsi per avviare la fase due, afferma il premier, prevede già un allentamento importante e non una timida ripartenza perché «mobilita 4,5 milioni di lavoratori, molti dei quali utilizzano i mezzi. Questo dunque è un test per verificare la solidità del sistema. Ma serve prudenza». Allo stato quindi sarà possibile solo spostarsi nella Regione di residenza per trovare «i propri cari» (e qui Conte non si è soffermato sulla ridda di interpretazioni a ruota libera date in questi giorni al termine ‘congiunti’), sono consentiti sport individuali presso l’abitazione ed allenamenti a porte chiuse per gli atleti di sport non di squadra. Poi ricorda per l’ennesima volta: «Altre riaperture per i negozi al dettaglio, la ristorazione, i servizi, ci saranno solo se la curva dei contagi non cresce di nuovo».

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giovedì, 30 Aprile 2020 - 12:23
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