Milano, indagine sugli aiuti alle imprese: cig fantasma nel 95% dei casi, indennizzi bloccati per troppi ostacoli


Che il sistema degli aiuti destinati alle imprese sia insufficiente a sostenere le imprese, lo ripetono da tempo molte forze politiche. Con l’aggravante che le banche non stanno collaborando come ci si aspettava, creando dei notevoli rallentamenti nel pagamento dei prestiti che pure sono stati stanziati o della cassa integrazione. Ancora una volta sono i numeri a descrivere in maniera plastica gli effetti perversi di un piano di sostegno che non funziona.

Da una ricerca realizzata dall’Ufficio studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, su un campione di 1.752 imprenditori, è emerso che 55% delle imprese del commercio, turismo e servizi di Milano ha fatto ricorso alla cassa integrazione, ma nel 95% dei casi i dipendenti non hanno ancora ricevuto nulla. Il 92% delle imprese sottolinea la sproporzione assoluta fra il danno economico subito con il lockdown e le risorse finora stanziate (e in moltissimi casi non ancora arrivate). Fra le misure che le imprese del terziario ritengono prioritarie, quasi il 76% indica gli indennizzi e i contributi a fondo perduto. Posticipare le scadenze fiscali viene segnalato dall’11,5%. Tra i sostegni destinati alle imprese e ai lavoratori autonomi con i provvedimenti governativi (decreti Cura Italia e Liquidità) l’intervento finora più diffuso è stato il contributo Inps di 600 euro, indicato dal 91,5%. Per quanto riguarda i finanziamenti bancari – soprattutto il prestito fino a 25mila euro – il giudizio è molto critico sulle modalità e i tempi di risposta degli istituti di credito. Nel complesso l’80% giudica insufficiente la risposta delle banche.

«Dopo oltre due mesi di lockdown totale la stragrande maggioranza delle imprese non ha ancora ricevuto gli aiuti promessi», denuncia il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, commentando i dati della ricerca. «Il problema – aggiunge – è tanto più drammatico se si pensa che la Fase 2 sarà progressiva e sperimentale, dunque tutt’altro che in grado di permettere una ripartenza piena. Il che significa aziende e posti di lavoro realmente a rischio».

I sostegni previsti dai vari decreti, oltre a «non essere ancora arrivati alle imprese – prosegue Sangalli – per via di tortuose procedure burocratiche, sono ancora insufficienti. Mancano infatti indennizzi e contributi a fondo perduto, una moratoria fiscale per il 2020 anche sul fronte dei tributi locali e aiuti per gli affitti commerciali. Come non capire che a una situazione di emergenza straordinaria occorre rispondere rapidamente con procedure e strumenti straordinari? Come non capire che non ci potrà mai essere un Fase 2 né tantomeno 3 senza sostenere soprattutto la rete delle micro e piccole imprese non più in grado di reggere ulteriori perdite economiche?». «Ci aspetta un periodo ancora difficile – conclude – e pieno di incognite. Per affrontarlo e ricostruire la fiducia servono misure chiare, certe ed efficaci. Ma servono subito per evitare danni sociali ed economici irreparabili».

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mercoledì, 6 Maggio 2020 - 15:06
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