Fase 2 in Campania, incontro De Luca-ristoratori: un protocollo con regole certe per le riaperture e i matrimoni


Riaperture dei ristoranti progressive ma secondo protocolli di sicurezza che evitino nuove chiusure. Con l’idea di riuscire a riaprire le serrande almeno per il 18 maggio. Questo, in estrema sintesi, quanto emerso dall’incontro tra il governatore della Campania Vincenzo De Luca ed una delegazione di ristoratori campania.

«L’obiettivo – ha dichiarato De Luca – è mettere in campo tutto quello che è ragionevole poter fare ora affinché le progressive aperture siano il più possibile definitive, ed evitare con senso di responsabilità di tutti, di essere costretti poi a ulteriori chiusure, che sarebbero ancora più drammatiche».

«La riunione – continua De Luca – con le associazioni e i rappresentanti dei ristoratori, esercenti bar e pasticcerie, organizzatori di eventi, rientra nel programma di iniziative di ascolto in vista della Fase 2. Abbiamo illustrato l’attuale quadro generale sul piano sanitario, sottolineando l’importanza di giungere in maniera condivisa all’avvio della Fase 2. Massima collaborazione e saranno importanti e decisive tutte le proposte che arrivano dal comparto. La Regione terrà conto, nel caso specifico del settore, delle diverse articolazioni delle criticità, delle diversità dell’offerta di servizi e delle peculiarità del turismo e dell’accoglienza che rappresentano un settore determinante per il rilancio della nostra economia. Il protocollo per gli esercenti e i ristoratori sarà quindi il più possibile semplificato e terrà conto delle richieste emerse nella riunione. Anche nel settore degli eventi, come i matrimoni, l’Unità di Crisi lavorerà a uno specifico disciplinare».

Cauto ottimismo dai ristoratori, dopo l’incontro in Regione: «Stiamo aspettando il protocollo ufficiale, dobbiamo avere tante risposte sul distanziamento tra i tavoli, ai tavoli, sulle sanificazioni dei bagni. Avere un ristorante serio vuol dire sapere come lavorare – afferma Vincenzo Tranchini, titolare de La Bersagliera, il ristorante che è al Borgo Marinari di Napoli dal 1919 – Né l’Inail, nè il ministero della salute – spiega Tranchini che è anche consigliere Fipe Confcommercio – hanno dato ancora delle linee guida, mentre la Regione sta analizzando i protocolli di Confcommercio-Fipe e altri. La cosa importante è che il protocollo sia applicabile in tutti i locali, grandi e piccoli. Io ho un locale spazioso ma i locali piccoli devono avere una sostenibilità dell’attività. Se per il 12 maggio non ho regole definite il 18 non apro, aspetterò qualche giorno. Il governo accelera perché si è reso conto di nona vere fondi per sostenere tutti i settori ma noi rispondiamo ai clienti».

I problemi sono tanti: «Aprire – dice – significa sanificare e acquisto i dpi, adeguare i servizi igienici. Se andranno sanificati ogni volta, significa avere una persona fissa per la sanificazione dei bagni. In più c’è la distanza tra i tavoli se deve essere di due metri ho calcolato che i 220 coperti attuali diventeranno 70, ma penso a locali piccoli, come faranno? Si perderanno tanti posti di lavoro».

E infatti i piccoli ristoranti a Napoli cercano uno sfogo all’aperto come racconta Luigi Crispino, socio di Upnea: «Per noi sarebbe importante riaprire – spiega ma potremmo farlo solo se ci concedessero il suolo esterno e ci venissero incontro sul prezzo dell’occupazione. Noi facciamo 40 posti nel ristorante e con il distanziamento potremmo farne 12 ma viene considerato più sicuro stare all’aperto, quindi puntiamo su quello e spero che tutti i miei colleghi si battano per avere incentivi allestimento dei tavoli all’esterno. Il lockdown è stato durissimo, dal 4 abbiamo riaperto per il delivery ma sto lavorando con i miei due soci, i 12 dipendenti part time sono fermi. Vogliamo ripartire ma nelle condizioni giuste, poi ci impegneremo. A Napoli si dice ‘ogni impedimento è giovamento».

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venerdì, 8 Maggio 2020 - 08:29
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