Giustizia, la ‘fase 2’ parte con le code davanti agli ingressi dei Tribunali. A Milano protesta per il banco sporco

La coda al varco Grimaldi provocata soprattutto dalla necessità di accedere all'ufficio del casellario giudiziale

La misurazione della temperatura corporea all’ingresso del Palazzo di Giustizia e la verifica dei tesserini, per accertarsi che a varcare la soglia del Tribunale non sia un privato cittadino ma solo un operatore della Legge. La ‘fase 2’ della Giustizia al Tribunale di Napoli ma anche in altri tribunali comincia con le immagini di lunghe code all’esterno dei ‘varchi’. File inevitabili dal momento che la procedura del termolaser fa da tappo e non consente il flusso agevole degli avvocati. E così il giorno del ritorno tra i ‘banchi’ si tramuta in un’estenuante attesa prima di riuscire a mettere piede in un Tribunale dove il clima è surreale. La foto che vi mostriamo e che è stata scattata da un avvocato, racconta la coda per l’accesso dal ‘varco’ Grimaldi del Tribunale di Napoli, quello per intenderci di fronte alla palazzina della procura della Repubblica: a contribuire in maniera notevole all’ingrossamento della coda vi è anche il fatto che in tantissimi dovevano recarsi al casellario giudiziale, che insiste proprio accanto all’ingresso del varco Grimaldi. Si cerca, per quanto si può, di mantenere il metro di distanza. Tutti indossano rigorosamente la mascherina. Più fluida, invece la situazione di accesso ai varchi Cenni e Porzio. 

Coda di avvocati anche all’ingresso del Palagiustizia di piazza De Nicola, a Bari. Nel palazzo dove hanno sede Tribunale civile e Corte di Appello un centinaio di persone, soprattutto legali, hanno affollato il cortile antistante dalle prime ore della mattina in attesa di entrare. Tutti con mascherina e sottoposti, all’ingresso, a misurazione della temperatura da parte di un operatore della Croce Rossa. La stessa cosa è avvenuta nel palazzo di via Dioguardi, al quartiere Poggiofranco, dove si svolgono le udienze penali e ha sede la Procura, ma dove l’affluenza è stata meno rilevante. Agli ingressi ci sono anche cartelli informativi che ricordano l’obbligo di indossare la mascherina e la distanza interpersonale minima di un metro da mantenere. Negli uffici giudiziari si entra, oltre che per le udienze convocate scaglionate per orari e con un numero di limitato di persone in base alla capienza delle aule, previo appuntamento telefonico o telematico.

Scene di lunghe code anche a Bologna: una lunga fila arrivava sotto al portico di via Farini e ha suscitato l’irritazione di qualche avvocato, ma dopo un’ora la situazione era già migliorata con al massimo di 6-7 persone in coda. Cinque le aule penali aperte, che secondo l’Ausl garantiscono la giusta sicurezza per far svolgere le udienze, tutte a ‘porte chiuse’ fino al 30 giugno, anche se in realtà le porte sono aperte per far arieggiare gli ambienti. Dislocati davanti alle stanze e nei corridoi del Tribunale di via Farini sono stati installati dei dosatori con liquido igienizzante, ma la maggior parte sono vuoti.

Non va meglio a Milano, dove una lunga coda si è snodata all’esterno del Palazzo di Giustizia, dovuta alla riapertura di alcuni sportelli. Qui, stamattina, si sono verificati anche problemi tecnici in particolare in un processo d’appello per un collegamento in videoconferenza col carcere di Opera e le lamentele di alcuni avvocati anche per la “sporcizia” dei banchi su cui devono sedere e per la «mancanza dei dispenser con i disinfettanti». Nelle aule delle sezioni penali del Tribunale si stanno celebrando soprattutto udienze di smistamento, o quelle per patteggiamenti, abbreviati o messa alla prova, alcune con presenza in aula di poche parti, altre in videoconferenza, nella maxi aula del primo piano sono stati convocati difensori, ma anche alcuni imputati, per un processo d’appello su un traffico di stupefacenti. Malgrado la contrarietà degli avvocati, i giudici della prima penale d’appello hanno deciso di celebrarlo lo stesso ritenendolo urgente per scadenza dei termini cautelari. Per oltre due ore, però, non si è riusciti ad iniziare per problemi di collegamento con un detenuto dal carcere di Opera, mentre tre detenuti, che non avevano possibilità di collegarsi da altre carceri, sono stati portati in aula e chiusi in gabbie separate tra loro. Uno dei difensori, nel frattempo, si è lamentato per la “sporcizia” di un banco che ha dovuto pulire e per l’assenza di gel disinfettante fuori e dentro l’aula.

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martedì, 12 Maggio 2020 - 13:35
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