Coronavirus, l’ipotesi di election day a settembre allarga la crepa tra Governo e Regioni. De Luca: «Votare a luglio»

elezioni regionali

L’ipotesi di un election day di settembre è spuntata ieri nel corso del Consiglio dei Ministri. Dal dibattito è emersa la possibilità di mandare i cittadini al voto in quella che è considerata la finestra temporale più plausibile, tra il 13 ed il 14 settembre, sebbene si prenda in considerazione anche il 20 settembre. Un’ipotesi che ha scatenato le reazioni di alcuni dei governatori delle Regioni che sono giunti alla scadenza del mandato. Tra le Regioni chiamate a rinnovare il parlamento locale, ricordiamolo, c’è anche la Campania.

Il periodo indicato dopo un primo confronto, dunque, è il mese di settembre, nel quale accorpare sia le votazioni per le regionali che quelle per le comunali ma, fanno sapere fonti interne a Palazzo Chigi, si attende comunque un confronto con le opposizioni con le quali si cercherà la massima condivisione; anche perché, non appena l’ipotesi è venuta fuori, hanno subito protestato Forza Italia e Fratelli d’Italia e perplessità sono state espresse sia dalla Lega che dai partiti nella maggioranza LeU e Italia Viva. Per questo allo studio c’è anche la possibilità (per venire mediare i contrasti con il partito di Renzi) di ridurre del 50% il numero di firme necessarie per la presentazione delle liste visto che la scadenza per cadrebbe il 12 agosto, con evidenti difficoltà soprattutto per i piccoli partiti. Tant’è che anche +Europa e Verdi bocciano l’ipotesi di election day a settembre spingendosi a parlare di «attacco alla democrazia».   Sulla data del voto, spiegano più fonti, trovare un’intesa davvero condivisa da tutti è quindi arduo.

A dettare la linea, anche per le elezioni, è il Comitato tecnico scientifico che assiste il Governo per l’emergenza Coronavirus, cui spetta di tracciare le linee guida anche per il ritorno alla urne, una occasione delicata con milioni di cittadini coinvolti nel voto e la necessità di utilizzare le scuole, che proprio in quei giorni dovrebbero riaprire.  Il Comitato tecnico stesso ha quindi suggerito di evitare di arrivare a ottobre, perché si rischia che una nuova ondata di contagi facciano slittare il voto, magari di un anno. Anche sulla base di queste valutazioni (il ritorno dell’epidemia, stavolta più complesso per la possibile ‘coesistenza’ con quella influenzale) i governatori spingono per votare prima possibile, anche il 6 settembre. Mentre spingono per il voto d’ottobre Italia Viva, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, sebbene quest’ultima con l’eccezione del governatore al momento più ‘di peso’, il veneto Zaia, che invece ritiene opportuno anticipare quanto prima.

Proprio Zaia, e con lui Giovanni Toti (Liguria) e Vincenzo De Luca in Campania avevano proposto il voto a luglio; deciso, sul pinto, il governatore campano: «Impossibile arrivare a settembre – ha più volte ribadito – in coincidenza con la riapertura delle scuole e il possibile ritorno dell’epidemia e dell’influenza». In serata quindi è arrivata la risposta congiunta di Toti, Zaia, De Luca e Michele Emiliano (Puglia): «Ribadiamo la necessità di garantire agli elettori l’inalienabile diritto a esprimersi nei tempi più rapidi possibili, compatibilmente con l’andamento dell’epidemia. Pertanto, ritenendo, per quanto è possibile prevedere oggi, che l’estate sia la stagione più sicura dal punto di vista epidemiologico, ribadiamo la necessità di allargare la finestra di voto, come da noi richiesto, al mese di luglio».

Le elezioni 2020, slittati a causa del Coronavirus rispetto alla prevista data primaverile, riguardano Campania, Veneto, Puglia, Liguria, Marche, Valle D’Aosta ma ci saranno anche Comuni capoluogo al voto, come Venezia, Reggio Calabria, Aosta, Bolzano e grossi Comuni come Giugliano (Napoli) e Trento. Nella stessa data dovrà poi confluire il referendum sul taglio dei parlamentari, inizialmente fissato il 29 marzo.

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venerdì, 22 Maggio 2020 - 08:21
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