L’ombra dei Casalesi sugli appalti, sequestrati beni per circa 7 milioni

Guardia di Finanza

Beni per circa 7 milioni di euro sono finiti sotto chiave, questa mattina, per effetto dell’inchiesta “Ghost Tender” che nel marzo del 2018 teorizzò l’infiltrazione del clan dei Casalesi nell’aggiudicazione di appalti e di frodi in pubbliche forniture per il tramite di alcuni imprenditori considerati dagli inquirenti «a disposizione» del clan di Michele Zagaria. Il decreto di sequestro preventivo – emesso dal Tribunale di Firenze – Ufficio Misure di Prevenzione – riguarda 25 conti correnti, 8 società, 18 locali a uso commerciale, 32 abitazioni, 7 autorimesse e 4 terreni, emesso dal Tribunale di Firenze nei confronti di un imprenditore 53enne residente a Caserta, già operante tra la Toscana e la Campania, e del coniuge.

L’inchiesta “Ghost Tender” individuò un gruppo criminale che ruotava attorno a imprenditori edili residenti in provincia di Lucca e Caserta (ad alcuni venne contestata l’aggravante della matrice camorristica): secondo la Dda di Firenze questo gruppo di imprenditori, utilizzando prestanome e società compiacenti, molte delle quali “apri e chiudi”, si aggiudicava decine di appalti della ASL 3 – Napoli Sud (con sede a Torre del Greco), per milioni di euro, in relazione a commesse per lavori edili, banditi per importi inferiori ai valori soglia oltre i quali sarebbe stato necessario ricorrere alle procedure ordinarie di affidamento. «A tale scopo – spiega una nota della Guardia di finanza – il sodalizio aveva stabilito rapporti corruttivi con un dirigente dell’Asl, il quale non solo aveva aggiudicato l’appalto in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma aveva consentito al sodalizio di conseguirne il pagamento pur in assenza di qualsivoglia esecuzione dei lavori. In questo modo, le imprese riconducibili al gruppo criminale erano risultate, a turno, aggiudicatarie di numerosi appalti per lavori falsamente attestati come avvenuti, ma di fatto in gran parte non eseguiti».

Le indagini non si sono mai fermate e i finanzieri hanno approfondito le verifiche sull’aspetto patrimoniale. E’ stata così appurata la “sproporzione” del patrimonio disponibile rispetto al proprio reddito, in relazione al periodo temporale di riferimento (2013 – 2019). «Sulla base delle risultanze emerse – informa la nota – il procuratore aggiunto Luca Tescaroli e il sostituto procuratore Giulio Monferini hanno quindi avanzato richiesta di applicazione delle misure preventive personali e patrimoniali e l’Ufficio misure di prevenzione del tribunale di Firenze, valutando la sussistenza dei requisiti di legge, ha emesso il provvedimento ablatorio dei beni riconducibili ai proposti. Il patrimonio sarà ora gestito dagli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale di Firenze. Nei confronti degli interessati è stata fissata l’udienza per la discussione in ordine all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale e personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno per anni 3 e 6 mesi».

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sabato, 23 Maggio 2020 - 10:52
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