Sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Piemonte ci sarà un processo, ché dall’inchiesta battezzata ‘Fenice’ sono emersi elementi meritevoli di essere approfonditi. Nella giornata di ieri, venerdì 22 maggio, il giudice dell’udienza preliminare Elena Rocci del Tribunale di Torino ha accolto la richiesta della procura (pm antimafia Monica Abbatecola e Paolo Toso) ed ha disposto il rinvio a giudizio di otto imputati, incluso l’ex assessore regionale del Piemonte Roberto Rosso che fu eletto con Fratelli d’Italia. L’inizio del dibattimento è fissato per il 9 luglio ad Asti.
Rosso, che è in carcere dalla fine di dicembre, è accusato di scambio elettorale politico-mafioso in riferimento alle elezioni regionali dello scorso anno: secondo l’accusa, da candidato di Fratelli d’Italia, avrebbe promesso a due presunti esponenti della cosca di Bonavota di Vibo Valentia (che ha ramificazioni a Carmagnola), Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, 15mila euro in cambio di un pacchetto di voti; poi ne versò solo ottomila perché si convinse che l’interessamento della coppia gli fruttò meno preferenze del previsto. Rosso ha già ammesso la dazione di denaro ma ha negato di sapere che stava trattando con dei boss. Contro Rosso si è costituta parte civile Fratelli d’Italia, che subito dopo l’arresto espulse il politico dal partito; parti civili anche la Regione Piemonte e Libera.
Tra la persone rinviate a giudizio anche l’imprenditore Mario Burlò, molto attivo anche nel campo delle sponsorizzazioni sportive: deve rispondere di concorso esterno in associazione di stampo mafioso perché sospettato di avere fatto affari con la ‘ndrangheta. Ieri Burlò, ascoltato durante l’udienza preliminare, ha respinto le accuse: «Mi proponevano degli affari e io rifiutavo. Non mi convincevano. Ma non avevo idea che fossero ‘ndranghetisti. Nel mio lavoro devo parlare con tantissime persone, politici compresi: come posso sapere se tra loro ci siano dei criminali? Una volta sono anche intervenuto a un convegno della Camera dei deputati». A processo è finito anche l’immobiliarista, Ivan Corvino, che entrò in contatto con Burlò. Garcea (già condannato in Appello come esponente di spicco della ‘ndrangheta a Genova) e Viterbo, invece, hanno optato per il rito abbreviato.
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sabato, 23 Maggio 2020 - 18:21
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