Bufera procure, l’Anm nel caos: presidente e segretario si dimettono, l’occasione perduta del promesso rinnovamento etico


Rifondare, combattere la degenerazione delle correnti, individuare criteri meno discrezionali per la nomina di incarichi direttivi allo scopo di premiare il merito e annientare la spartizione delle poltrone in base ad una logica che appartiene alla politica e non dovrebbe riguardare la magistratura.

Quando un anno fa l’inchiesta di Perugia sul pubblico ministero romano Luca Palamara squarciò il velo di ipocrisia che da sempre ha accompagnato la selezione di ruoli apicali negli uffici giudiziaria, l’Associazione nazionale magistrati provò a rivendicare la necessità di un cambio di passo, sia allo scopo di recuperare quella credibilità che – a seguito delle intercettazioni di Perugia – la magistratura aveva perduto, sia allo scopo di evitare che fosse la politica a rimestare nel fango e a mettere ordine con provvedimenti non graditi. E per dimostrare all’esterno che la volontà di fare pulizia fosse concreta, all’interno del ‘parlamentino’ si compì una vera rivoluzione: la guida dell’Anm passò ad Area (che insieme ad ‘Autonomia & Indipendenza’ fu l’unica a non essere colpita dalle scosse delle intercettazioni), Magistratura indipendente (la corrente che insieme a Unicost fu travolta dallo scandalo) fu praticamente messa alla porta e si segnò il ritorno di ‘Autonomia & Indipendenza’ che era uscita in malo modo dalla giunta qualche tempo prima.

Non solo: in occasione delle suppletive per sostituire – in quota pm – alcuni consiglieri del Csm costretti alle dimissioni perché lambiti dalle intercettazioni, l’Anm lanciò una campagna di ampia partecipazione, invitando i pm a candidarsi in massa. Un invito che non cadde nel vuoto: in tantissimi, convinti che fosse possibile un rinnovamento di approccio, si presentarono per i due posti disponibili. E in tantissimi, nel corso della presentazione del loro programma in streaming (prima volta nella storia), attaccarono a testa bassa il ‘correntismo’ piegato agli interessi del potere e delle poltrone. C’era davvero, tra quei candidati, chi credeva che il vento fosse cambiato. Ma era un’illusione. Alle successive elezioni suppletive, quelle per un posto nel Csm in rappresentanza dei giudici, le correnti tornarono a muoversi in blocco, e l’ampia partecipazione di candidati che si era registrata alla tornata dei pm non ci fu più. Da allora invece cominciò un braccio di ferro estenuante con la politica e con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che mise sul tavolo un progetto di riforma del Csm e pure qualche previsione di sanzione dei magistrati rispetto al loro lavoro.

La bufera dell’inchiesta di Perugia, invece, sembrava essere passata: dopo le prime intercettazioni piombate in primavera, da Perugia non uscirono più indiscrezioni. Il peggio sembrava essere passato. Sembrava, perché poche settimane fa un nuovo tsunami si è abbattuto sulla magistratura: la stampa ha ripreso a distillare intercettazioni (tutte non di rilievo penale) che raccontano come le manovre di potere siano molto più estese di quelle emerse un anno fa, mettendo a nudo colloqui di Palamara con tantissimi altri suoi colleghi e toccando per la prima volta anche esponenti di Area e di Magistratura democratica. E’ venuto fuori che c’era chi spingeva per la carriera dell’amico, chi provava a sistemare un magistrato al ministero, chi cercava un biglietto per il figlio allo stadio. Il capo di gabinetto del Guardasigilli, Fulvio Baldi, s’è dovuto dimettere dopo essere stato intercettato mentre diceva a Palamara che avrebbe sistemato chiunque «perché sennò i nostri che c… li mettiamo a fare?».

Così nell’Associazione nazionale magistrati è accaduto di tutto. Le correnti si sono ritrovate le une contro le altre, con Unicost e Magistratura indipendente impegnate a fare la voce grossa contro ‘Area’ (che guida l’Anm e che nel Csm è corrente di maggioranza insieme ai davighiani di ‘Autonomia & Indipendenza’) accusata di non avere portato avanti alcun progetto di reale rinnovamento dopo l’esplosione dello scandalo della scorsa primavera e soprattutto di non avere fatto una vera autocritica, e con ‘Area’ che ha rispedito le accuse al mittente. La conseguenza è stata lo strappo improvviso verificatosi sabato scorso. Luca Poniz, presidente dell’Anm, si è dimesso. E lo stesso ha fatto il segretario Giuliano Caputo, in quota Unicost. Le motivazioni sono ovviamente diverse. Poniz sostiene che non vi sono più le condizioni per affrontare seriamente la questione morale, e – in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera (pubblicata oggi) – accusa  Unicost di avere avuto una «timida reazione riguardo alle presunte conversazioni di magistrati di quella corrente con Palamara».

Unicost, invece, contesta ad ‘Area’ di avere dato una linea debole all’Anm rispetto all’intero scandalo. Sabato scorso, in occasione della riunione dell’Anm, il segretario dimissionario Caputo ha affermato:«Abbiamo posto un problema politico su cosa fare in un momento in cui da articoli di stampa sono emerse vicende oggettivamente diverse dallo scorso anno, che non hanno la stessa gravità, ma che forse ne sono il presupposto. Su questo abbiamo chiesto che l’Anm prendesse una linea chiara e ribadisse la necessità di fare autocritica da parte di tutti i gruppi associativi, perché dalle vicende emergono coinvolgimenti trasversali. Di fatto Area ha deciso che non c’erano più le condizioni per un percorso comune». «Noi ci siamo assunti la responsabilità di dovere gestire una fase passaggio, siamo sorpresi dalla posizione di Area che ha detto che non vuole fare parte di nessuna altra giunta – ha aggiunto Caputo – Il nostro ragionamento è stato: se è venuto meno il rapporto che faceva andare avanti questa composizione usciamo anche noi, ma quando si riparlerà di come gestire questa fase di passaggio non ci sfiliamo rispetto alle responsabilità. Dobbiamo trovare qualcuno che sia disposto a guidare l’Anm fino alle elezioni». Area, ha ribadito Caputo, «ha deciso che non c’era più un percorso comune. Per noi non si tratta di condannare i singoli ma serve una leale autocritica. La nostra intenzione è di rimettere al centro l’azione dell’Anm anche in un momento in cui ci sono fibrillazioni elettorali. Noi – ha concluso- pensavamo a giunta unitaria ma Area non è d’accordo. Proveremo a dare una risposta per gestire questa fase di passaggio».

Cosa ne sarà adesso dell’Associazione nazionale magistrati potrebbe essere chiaro nella serata di oggi. Il Comitato direttivo centrale si riunirà, con modalità telematica, intorno alle 19. Nella Giunta dell’Anm adesso rimane solo la corrente di ‘Autonomia e Indipendenza’, guidata da Piercamillo Davigo.

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lunedì, 25 Maggio 2020 - 10:39
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