Marcianise, la Jabil fa saltare il tavolo con Governo e sindacati: il destino di 190 dipendenti appeso a un filo

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Immagine di repertorio

Salta l’intesa sul ritiro dei 190 licenziamenti da parte dell’azienda statunitense Jabil che ha una sede a Marcianise. L’accordo è saltato stanotte, nel corso dell’incontro tra il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo economico Todde con azienda e sindacati. L’accordo sembrava concluso ma dopo il vertice fiume, iniziato alle 16 e seguito al nulla di fatto di domenica, intorno alla mezzanotte è arrivata la cattiva notizia; si chiedevano altre cinque settimane di cassa integrazione con contestuale ritiro dei licenziamenti, l’azienda, che nel tardo pomeriggio aveva fatto interrompere il tavolo di confronto per verificare la fattibilità della proposta, alle 23 ha annunciato di non voler proseguire su questa strada. L’ultimo tentativo per scongiurare i licenziamenti si terrà questa mattina.

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La vertenza Jabil è iniziata 11 mesi fa, con l’annuncio di chiusura da parte dell’azienda statunitense che si occupa della fabbricazione di componenti elettronici con l’offerta ai lavoratori (circa 700) di Marcianise di essere ricollocati in altre aziende o dell’esodo incentivato. Non tutti i dipendenti hanno accettato la proposta. Negli ultimi giorni, una trentina di dipendenti ha accettato in extremis di passare in altre realtà produttive, mentre dall’inizio della vertenza sono stati 160 gli addetti che hanno accettato di andarsene optando per uno dei due strumenti messi a disposizione in alternativa al licenziamento. Nel giugno del 2019, la Jabil aveva annunciato 350 esuberi su un totale di 700 dipendenti a Marcianise; contava di convincere buona parte dei lavoratori ad accettare l’esodo o la ricollocazione, ma il tempo ormai è scaduto.

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martedì, 26 Maggio 2020 - 07:55
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