Processo ‘Olimpo’, il patron del ‘Sole 365’: «Greco voleva parlassi col boss, ma rifiutai perché mi avrebbe chiesto il pizzo»

L'imprenditore stabiese Adolfo Greco
di Roberta Miele

«Adò, sta diventando un inferno, tutte queste continue pressioni sono una cosa insopportabile». Michele Apuzzo è l’amministratore della società Ap Commerciale, che è titolare della catena di supermercati Sole 365.

I negozi di Michele Apuzzo nel corso del tempo sono stati oggetto di attentati dinamitardi per tre volte solo a Castellammare, più uno a Solofra. L’ultima bomba è stata piazzata il 22 febbraio 2015 davanti al negozio di via Carrese a Castellammare, mentre Michele Apuzzo era in vacanza a Santo Domingo. «Adò» è Adolfo Greco, imprenditore stabiese imputato per due episodi di estorsione (una tentata e l’altra consumata) aggravata dal metodo mafioso; a processo ci sono anche Luigi Di Martino, Paolo e Michele Carolei, Attilio Di Somma e Umberto Cuomo, tutti esponenti (presunti o tali) della camorra stabiese.

Nell’Aula Siani del Tribunale di Torre Annunziata Michele Apuzzo ha raccontato, nell’udienza tenutasi oggi, dei suoi confronti con Adolfo Greco, con cui si lamentava: «Io lo consideravo saggio, oggi invece mi sembra un fesso perché è sceso a patti con certa gente». Dopo l’ultima bomba per Michele Apuzzo sono iniziate le richieste da parte di alcune persone di incontrare Luigi Di Martino, detto o’ profeta. «Erano giovani che non conoscevo – ha dichiarato Apuzzo – Sapevano dell’accordo di ristrutturazione». La società di Apuzzo negli anni ha accumulato 30 milioni di debiti e in base al piano di rientro ancora oggi paga 200mila euro al mese. Michele Apuzzo, invece di rivolgersi agli inquirenti, si è confidato con Adolfo Greco: «Lui mi invitava a parlare con Di Martino tanto sicuramente non gli avrei dato niente. Io decisi di non andarci perché già sapevo che mi avrebbe fatto un’estorsione». E rispetto all’attentato ha detto: «Penso sia stato lui (Luigi Di Martino, ndr) perché continua a cercarmi».

Dichiarazioni inutilizzabili ai fini della formazione della prova, secondo la difesa del ras dei Cesarano, in quanto apprezzamenti personali e non fatti. Il Tribunale, nel corso dell’udienza, ha rigettato l’istanza effettuata il 19 maggio 2020 dal pm antimafia Giuseppe Cimmarotta di acquisire il verbale del colloquio di sommarie informazioni con l’imprenditore Giovanni Irollo per valutarne l’attendibilità.

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martedì, 26 Maggio 2020 - 19:55
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