Traffico di oro tra l’Italia e la Svizzera, condannati i napoletani imputati nel processo lumaca ‘Fort Knox’

Tribunale

Il processo ‘Fort Knox’ era finito all’attenzione delle cronache un anno fa perché divenuto l’emblema della giustizia ‘lumaca’. Dal primo atto noto agli indagati (ottobre 2012) e sino al luglio dello scorso anno si celebrano appena due udienze, tanto da spingere un gruppo di imputati a presentare un ricorso alla Corte d’Appello di Firenze, sezione civile, per chiedere al ministero della Giustizia l’equa riparazione del danno per violazione del termine ragione del processo.

A distanza di quasi un anno da quella vicenda, il processo ‘Fort Konx’ torna a fare parlare di sé ma stavolta perché si è arrivati a sentenza. Le sette persone imputate dinanzi ai giudici del Tribunale di Arezzo (presidente Giulia Soldini, a latere Claudio Lara e Stefano Cascone) sono state condannate per avere avuto un ruolo nel maxi-traffico di oro verso la Svizzera portato alla luce dall’indagine. Nello specifico il Tribunale ha condannato a 3 anni e sette mesi di reclusione a testa i napoletani Luigi, Pietro e Gianfranco Borrelli (che avevano aziende a Portici), oltre a Gianluca Ronconi. Due anni e undici mesi sono stati inflitti ad Agnese Borrelli. Tutti facevano parte del gruppo operante tra Napoli e Marcianise.

Luca Vanin e Paolo Prevedoni, di Valenza, sono stati invece condannati a tre anni e dieci mesi ciascuno. Il Pm Dioni aveva chiesto pene fino a sei anni. A vario titolo erano contestati i reati di commercio abusivo di metallo prezioso, ricettazione, riciclaggio e associazione a delinquere.

Sono, intanto, divenute definitive le condanne già emesse nell’ambito del procedimento: 34 imputati hanno patteggiato pene da 6 mesi a due anni, 16 sono quelli che hanno optato per il rito abbreviato.

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martedì, 26 Maggio 2020 - 20:46
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