Precipitò nella tromba delle scale a scuola, inchiesta chiusa: il pm accusa 2 maestre e una bidella, le tre a rischio processo

Scuola

Quel drammatico incidente si sarebbe potuto evitare. E ad evitarlo avrebbero dovuto essere due maestre e una bidella cui era demandata la responsabilità di vigilare e controllare i piccoli alunni. E’ questa in sintesi la conclusione della procura della Repubblica di Milano sulla morte di Leonardo, il bambino di 6 anni che lo scorso 8 ottobre è precipitato nella tromba delle scale della scuola «Giovanni Battista Pirelli» in via Goffredo da Bussero, periferia nord di Milano. Il piccolo salì su una sedia girevole con rotelle, precipitò per circa 10 metri e morì il 22 ottobre in ospedale.

Per il pubblico ministero Maria Letizia Mocciaro, che ha coordinato l’inchiesta, la responsabilità di quel tragico evento è da attribuirsi a due maestre e a una bidella, che adesso rischiano il processo per omicidio colposo «per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme»: alle tre indagate è stato infatti notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che anticipa l’intenzione della procura di chiedere il rinvio a giudizio. Come viene ricostruito nell’atto, intorno alle 9.30 dello scorso 18 ottobre il piccolo «chiedeva alle insegnanti presenti di potersi recare ai servizi; le insegnanti, nonostante l’assenza della collaboratrice scolastica assegnata al piano (circostanza che non verificavano) e senza accompagnarlo (nonostante fossero in due in classe) gli consentivano di uscire».

Così, si legge ancora nell’atto notificato questo pomeriggio alle tre donne indagate, «si recava da solo ai servizi e nel fare rientro verso la classe (…) si avvicinava al pianerottolo della tromba delle scale dove trovava una sedia girevole con rotelle (abbandonata e incustodita) si arrampicava su detta sedia presumibilmente incuriosito dal vociare» dei bambini di una classe che al piano di sotto usciva per andare in palestra. Dopo di che, «dalla sedia si sporgeva, perdeva l’equilibrio e cadeva nel vuoto (dalla sommità del parapetto al punto di caduta è stata misurata un’altezza di circa 13,50 metri), procurandosi gravissime lesioni che ne causavano il decesso qualche giorno dopo in ospedale». Come si legge nell’avviso, in particolare la maestra di italiano e la docente di sostegno sono accusate di avere «omesso la dovuta vigilanza sul bambino» avendogli consentito di «recarsi ai servizi igienici fuori dall’orario programmato» e violando così il regolamento dell’Istituto e la direttiva della scuola avente ad oggetto la vigilanza sugli alunni.

La collaboratrice scolastica invece è accusata di «non avere prestato servizio nella zona di competenza secondo la mansione assegnatale», di «non avere vigilato sulla sicurezza ed incolumità dell’alunno, in particolare nello spostamento per recarsi ai servizi, per avere utilizzato il telefono cellulare per scopi personali durante il tempo in cui avrebbe dovuto effettuare la sorveglianza al piano». Inoltre quest’ultima non avrebbe «sorvegliato il corridoio a lei affidato, non collocandosi nella postazione prevista dal piano delle attività del personale Ata», ovvero in un gabbiotto da cui avrebbe potuto vedere il piccolo, non avrebbe «controllato il tempo di permanenza ai servizi del bambino» e non lo avrebbe «riaccompagnato in classe». Infine, avrebbe «lasciato incustodita una sedia girevole tipo ufficio in prossimità delle scale, determinando il pericolo che poi si è concretizzato, anziché riporla all’interno del gabbiotto». 

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venerdì, 29 Maggio 2020 - 10:24
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