Caso Palamara, il senatore Balboni attacca in Aula il Csm: «Metodo mafioso». Brusio e contestazioni, Casellati lo riprende

alberto balboni fdi
Alberto Balboni

Il clima a Palazzo Madama si fa subito rovente. Una mezz’ora dopo l’avvio dei lavori al Senato per la questione di fiducia posta dal Governo al dl intercettazioni, il senatore Alberto Balboni di Fratelli d’Italia attacca non solo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per il mancato «confronto» parlamentare sul tema delle intercettazioni e il Governo per il ricorso sfrenato alla ‘fiducia’ per blindare i propri testi. Ma Balboni, in chiusura di intervento, va a carro armato sul Consiglio superiore della magistratura e facendo sue le parole che Nino Di Matteo pronunciò un anno fa in occasione della sua candidatura a consigliere del Csm, paragona il Csm alla mafia.

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«Il ministro continua a convocare le opposizioni al ministero per discutere di una riforma del Csm che è in ritardo da un anno. Questa non è una riforma sul caso Palamara, questo è il caso di un metodo mafioso applicato dal Csm per definire le nomine», dice Balboni. Parole che immediatamente fanno levare da parte della maggioranza un forte brusio di contestazione. Segue la reprimenda del presidente del Senato Elisabetta Casellati, che riprende Balboni sul termine mafioso invitandolo a non utilizzarlo più. Ma Balboni incalza: «Se lo dicono i magistrati, penso lo possano dire anche gli esponenti delle istituzioni». Di qui la chiosa della Casellati: «Lei è un avvocato, sa che di queste affermazioni se ne risponde personalmente».

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mercoledì, 17 Giugno 2020 - 09:14
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