Reggio Calabria, sgominata la banda del buco: 7 arresti. Colpi a ville e aziende con il placet della ‘ndrangheta

ladri

Veri e propri professionisti del furto che hanno seminato il terrore per almeno due anni tra i proprietari di ville e aziende nella zona tra Taurianova, Polistena e Cittanova. La banda ‘del buco’, come è stata soprannominata dagli inquirenti calabresi, è stata sgominata nel corso di un’operazione dei carabinieri di taurianova coordinata dalla Procura di Reggio Calabria. In carcere finiscono Domenico Ascone, 30enne di Taurianova; Mihai Tudor, 26enne rumeno residente a Cittanova; Gabriele Fosco, 45enne di Cittanova, Saverio Alessandro Fondacaro, 28enne di Rizziconi; Rocco Giovinazzo, 27enne di Rizziconi. Ai domiciliari Gianina Elena Cazacu, unica donna del gruppo, 30enne romena residente a Cittanova e Diego Giovinazzo, 45enne di Rizziconi.

Nei loro confronti l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di plurimi delitti contro il patrimonio, furto aggravato, ricettazione, porto illegale di armi, violazione di domicilio, per aver preso parte ad un gruppo criminale dedito in modo sistematico e professionale ad una serie di furti all’interno di abitazioni ed esercizi commerciali e aziende in Taurianova, Cittanova e Polistena.

L’indagine, che ha avuto inizio nel 2017, è partita da una serie di furti ravvicinati ai danni di ville e aziende delle tre cittadine calabresi: un’ondata di furti che provocò serie preoccupazioni tra i cittadini ed un rilevante allarme sociale. Nel corso delle indagini avviate dai carabinieri, si è scoperta l’esistenza di una vera e propria batteria dedita in modo sistematico e molto professionale ai reati predatori nel territorio, con ingentissimi danni per i derubati.

Il modus operandi individuato era molto caratteristico perché gli autori, durante l’esecuzione di ogni singolo furto, per accedere ai propri obiettivi, hanno sempre operato realizzando dei fori (nel muro di cinta, nel solaio o nella parete esterna dell’edificio da colpire, oppure, in alcuni casi, anche nelle casseforti da aprire). La velocità di azione dimostrata, il possesso di una strumentazione costosa e professionale, le capacità tecniche di utilizzo e una dettagliata e profonda conoscenza del territorio, hanno sicuramente consentito al gruppo una certa possibilità di eludere le investigazioni per diverso tempo.

In particolare i sette arrestati pianificavano i colpi nel minimo dettaglio ed erano capaci, una volta sul luogo del misfatto, di disattivare gli allarmi tecnologici, manomettere impianti, usare disturbatori di frequenza, svaligiare cassaforti. L’uso del passamontagna e di cellulari intestati a stranieri rendeva poi molto complessa la loro identificazione. Usuali erano poi i colloqui e gli incontri con esponenti della cosca Facchineri e Zagari- Fazzalari, di Cittanova e Taurianova, nei periodi concomitanti ai furti, probabilmente per la necessità di ottenere l’autorizzazione o comunque il permesso di compiere reati predatori nel territorio, sfatando il falso mito che dove le cosche di ‘ndrangheta sono forti, non vengono commessi delitti di criminalità comune e predatoria.

I carabinieri hanno ricostruito la presunta responsabilità del gruppo criminale in almeno 14 furti a Cittanova, Taurianova e Polistena, per un danno complessivo subito dai derubati di almeno 450.000 euro, interessando case private, aziende, supermercati, uffici comunali, pasticcerie, bar-tabacchi, ove i malviventi asportavano tutto ciò che riuscivano a trovare, dai gioielli, ai contanti, a fucili e pistole legalmente detenute, blocchetti gratta e vinci, televisori, intere cassaforti- che poi venivano spostate e aperte in altri luoghi.

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venerdì, 19 Giugno 2020 - 08:43
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