La legge che vieta il rito abbreviato per i reati punibili con la pena dell’ergastolo viola quattro articoli della Costituzione: è quanto ritiene l’avvocato Leonardo Bozzi che ha sollevato una questione di legittimità costituzionale della legge (entrata in vigore il 20 aprile dello scorso anno) all’udienza preliminare sull’omicidio volontario aggravato del 30enne Francesco Armigero, ucciso il primo agosto 2019 ad Acquaviva delle Fonti (Bari). Per l’omicidio è imputata la moglie della vittima, la 29enne Nancy Lucente, che colpì il coniuge con una coltellata.
Secondo la difesa, la legge viola gli articoli 3 (sull’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge), il 24 (sul diritto di difesa), il 27 (sulla funzione rieducativa della pena) e il 111 (sulla ragionevole durata del processo). «La scelta legislativa appare assolutamente discriminatoria – dice il legale – Se la ratio è quella di assicurare risposte più severe a fatti di maggiore allarme sociale, mal si concilia con la presunzione che coincidano esclusivamente con i delitti puniti con l’ergastolo».
Anche la procura ha sollevato una questione di legittimità costituzionale, ma sull’aggravante dell’ergastolo, ritenendo una disparità di trattamento tra coppie di fatto e coniugi. In caso di omicidio, infatti, per i primi l’aggravante viene meno se separati, invece nel matrimonio l’aggravante dell’ergastolo persiste anche dopo la separazione, fino alla sentenza di divorzio. Il gup del Tribunale di Bari Francesco Mattiace si è riservato di decidere, rinviando il processo al 23 settembre. Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Francesco Bretone, l’imputata, attualmente detenuta agli arresti domiciliari, avrebbe colpito mortalmente il marito, dal quale si stava separando, al culmine di un litigio avvenuto nel vano scale del palazzo dove entrambi abitavano su piani diversi. Sono costituiti parti civili la madre e la curatrice dei tre figli minorenni della vittima.
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venerdì, 19 Giugno 2020 - 20:34
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