Giustizia, Palamara affila le unghie e cita 133 testi: da procuratori in carica a ex ministri della Giustizia, c’è pure Davigo

Luca Palamara
Luca Palamara al centro dello scandalo sulle toghe

Centotrentatré testimoni per provare a dimostrare che il ‘sistema correntizio’ in grado di condizionare le nomine non ruotava attorno ad una sola persona. Il pm romano Luca Palamara, scaricato dalla magistratura associata dopo le intercettazioni al centro dello scandalo che da un anno tormenta e lacera le toghe italiane, parte al contrattacco.
A pochi giorni di distanza dall’inizio del processo disciplinare, Luca Palamara scopre le carte della sua difesa. Nell’elenco depositato dall’avvocato Stefano Giaime Guizzi ci sono nomi che contano sia della magistratura che della politica giudiziari, ma anche componenti dei Csm che si sono avvicendati negli ultimi 30 anni.

Ci sono i procuratori di Napoli e di Milano, Giovanni Melillo e Francesco Greco, quelli di Palermo (Francesco Lo Voi), di Bologna (Giuseppe Amato), il procuratore della Direzione nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. In lista testi anche gli ex presidenti dell’Anm Francesco Minisci ed Eugenio Altamente, nonché gli ex vicepresidenti del Csm Nicola Mancino, Michele Vietti, Cesare Mirabelli, Giovanni Legnini e l’attuale vicepresidente David Ermini Ai magistrati si affiancano i numeri degli ex ministri della Giustizia Giovanni Maria Flick e Andrea Orlando, l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti; ex magistrati prestati alla politica come Anna Finocchiaro, Gianrico Carofiglio e Donatella Ferranti. Mancano il capo dello Stato Sergio Mattarella e il tuo precedessore Giorgio Napolitano. Non finisce qui: Palamara chiama in causa anche consiglieri del Csm attualmente in carica, come Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita, entrambi di ‘Autonomia & Indipendenza’. In lista anche i nomi di numerosi magistrati che hanno operato negli anni a Napoli: Maria Antonietta Troncone, che oggi è procuratore di Santa Maria Capua Vetere; Catello Maresca, che – dopo 10 anni in Dda e due delusioni nel percorso di ingresso in Dna – ricopre adesso il ruolo di sostituto procuratore generale a Napoli; Francesco Soviero, anche lui per 10 anni in Dda a Napoli e pm dopo un incarico come consulente presso la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti; Maria Vittoria de Simone, oggi in Direzione nazionale antimafia; l’attuale procuratore generale di Napoli Luigi Riello, che si era candidato a procuratore generale in Cassazione (ma gli è stato preferito Giovanni Salvi).

Un elenco di peso che Palamara vorrebbe cavalcare soprattutto per dimostrare che le ingerenze e le interlocuzione tra membri del Csm, i loro referenti in politica e le correnti vi sono state, negli anni, anche in altre importanti nomine. Ad ogni modo non è detto che tutti i testi vengano ammessi. I fatti contestati a Palamara sono circoscritti: quasi tutto ruota attorno all’incontro all’hotel Champagne a Roma nel corso del quale – è la contestazione – Palamara avrebbe tramato con altri componenti del Csm, poi costretti alle dimissioni, e ai parlamentari Luca Lotti e Cosimo Mattia Ferri per tentare di pilotare la nomina del nuovo capo della procura di Roma. C’è poi la questione delle trame contro Pignatone e Ielo. Vicende precise, che potrebbero spingere la sezione disciplinare del Csm a sfoltire la lista testi di Palamara.

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martedì, 14 Luglio 2020 - 15:54
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