Caso Alfonso Papa, il Csm conferma la sospensione per l’ex parlamentare e magistrato coinvolto nell’inchiesta sulla P4

Alfonso Papa

E’ stata confermata dalla Cassazione la decisione disciplinare del Csm di lasciare sospeso dal servizio e dallo stipendio l’ex parlamentare Alfonso Papa, arrestato e custodito in carcere nel giugno del 2011 nell’ambito dell’inchiesta P4 quando era magistrato in aspettativa dopo il salto in politica. La misura cautelare era stata presa dal Consiglio superiore della magistratura nel luglio 2011, dopo l’esplosione delle scandalo su una associazione a delinquere finalizzata ad alterare il corso della giustizia e della pubblica amministrazione perseguendo scopi privati.

Papa e’ stato il primo parlamentare – venne eletto per l’allora ‘Popolo delle liberta” – per il quale la Camera ha autorizzato la custodia in carcere. In primo e’ stato condannato a 4 anni e mezzo di reclusione in primo grado dal Tribunale di Napoli, in appello il processo e’ stato dichiarato prescritto.

Nella vicenda e’ rimasto coinvolto anche il faccendiere Luigi Bisignani che aveva scelto di patteggiare la condanna. Nel ricorso alle Sezioni Unite della Suprema Corte, la difesa di Papa aveva chiesto di dichiarare l’inefficacia della sospensione cautelare dal momento che era passato il termine di cinque anni previsto per chi appartiene alla categoria del pubblico impiego. Ma gli ‘ermellini’ hanno condiviso il ‘no’ alla revoca della sospensione pronunciato dal Csm lo scorso 24 ottobre. Ad avviso della Cassazione, correttamente il Consiglio superiore “ha valutato la permanenza delle esigenze sottese al mantenimento della misura applicata rilevando che la intervenuta condanna di primo grado rafforza le esigenze cautelari”. Inoltre “il tipo di reati per i quali e’ stato condannato Papa, comporta di per se’ la grave menomazione del prestigio dell’ordinamento giudiziario e legittima la persistenza della misura cautelare della sospensione dalle funzioni e dallo stipendio”. Dunque il limite quinquennale non si applica ai magistrati. Lo scorso 26 settembre un comunicato emesso dalla Corte di Appello di Napoli smenti’ le dichiarazioni di Papa e dei suoi legali che avevano parlato di verdetto assolutorio mentre si era trattato di un non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

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venerdì, 17 Luglio 2020 - 08:09
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