Carabinieri arrestati, merende e scampagnate in orario di servizio e turni falsificati. I pm: «Condotta spregiudicata»

Le due stazioni mobili inviate a Piacenza dal comando generale dell'Arma dopo il sequestro della caserma 'Levante'
di Bianca Bianco

E’ lunga la sfilza di reati contestati ai carabinieri infedeli della stazione di Piacenza Levante. Eppure, scrive il gip nell’ordinanza che ne dispone l’arresto, in alcuni frangenti è la «spregiudicatezza» dimostrata dai protagonisti nel compierli, quasi più della loro rilevanza penale, a «suscitare stupore». Stupore per il «generale atteggiamento di totale illiceità e disprezzo per i valori incarnati dalla divisa indossata», prima di tutto. Un disprezzo che fa scrivere al giudice per le indagini preliminari Luca Milani, che ha firmato le 326 pagine del provvedimento, parole pesanti. «Che fine hanno fatto – si chiede – quelle due parole estrapolate dall’articolo 54 comma 2 della Costituzione, che recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”?». Disciplina e onore, le stesse parole che il giudice sceglie per dare un titolo al capitolo che inquadra le condotte dei carabinieri arrestati. Non solo quelle più gravi, che si sostanziano in una lunga serie di reati, ma anche quelle che sembrano minori ma che diventano, nel contesto di una caserma dell’Arma e compiute da chi indossa la divisa, inquietanti per «l’assenza di rigore e disciplina nello svolgimento dei propri doveri d’ufficio».

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Due sono le date individuate dall’ordinanza per dare l’idea di questo spaccato di vita nella caserma di Piacenza Levante: il 5 marzo 2020 e il 12 marzo 2020. Il 5 marzo i militari Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Angelo Francesco Minniti ed Esposito Angelo escono dalla caserma sull’auto di servizio e vanno in un ristorante di Grazzano Visconti. Resteranno lì fino alle 15.30 e immortaleranno il pranzo con una serie di foto poi sequestrate dagli investigatori; pagheranno pochissimo, 25 euro, pur avendo bevuto 4 bottiglie di vino e il rinomato bargnolino, liquore tipico piacentino.

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Nell’intercettazione è l’appuntato originario di Pomigliano d’Arco Giuseppe Montella a commentare il pranzo appena consumato: «Non abbiamo pagato un cazzo ragazzi…. 25 euro… in proporzione a quanto mangiato e, soprattutto, bevuto, ovvero quattro bottiglie di vino, passito e liquore…».

Euforici per il pranzo, rientrano in stazione alle 16.05 ma alle 16.22 escono di nuovo e, sempre in auto di servizio, vanno in un bar del Piacentino dove bevono e discutono tra loro fino alle 18. Quando escono, scrive il gip basandosi sulle intercettazioni registrate in quei frangenti, sono brilli, euforici e appesantiti dal pranzo. Una volta rientrati, Montella, che ha bisogno di riposare per «smaltire» suggerisce di trascrivere negli atti interni da compilare al termine del turno, passato tra ristorante e bar, di avere effettuato un servizio di o.c.p. (osservanza, controllo, pedinamento).

E’ ancora Montella a parlare: «Ne abbiamo fatte di figure di merda ragazzi, oggi!! (frase tradotta dal dialetto campano). Quindi scriviamo che abbiamo fatto servizio di o.c.p. .Mi devo fa un qua., mi devo fare venti minuti sul divano ragazzi! (frase tradotta dal dialetto campano) …oh vai piano!! Si vai piano che poi…)».

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Altra giornata emblematica della condotta spregiudicata e inosservante dei doveri dei carabinieri arrestati è quella del 12 marzo quando, dopo una puntata nello store piacentino di Leroy Merlin, alle 16,30 Montella, Cappellano, Falanga ed Esposito vanno a casa della madre del primo per fare merenda. Rientrano in caserma alle 17.

«Presi singolarmente – scrive il gip –  in un altro contesto, gli episodi accertati potrebbero forse essere qualificati come fatti di lieve entità (…) ma non in questo caso: anzitutto perché vi è fondato motivo di ritenere, vista la spensieratezza degli indagati e la loro totale complicità, che le violazioni dei loro doveri non costituissero un fatto raro ma rappresentassero praticamente la normalità. Inoltre, non si può evitare di notare come, sia pur con tono baldanzoso, gli stessi non perdano mai occasione di frodare l’Arma dei Carabinieri, ad esempio proponendo tra di loro di far risultare come “servizio di o.c.p.” una bevuta pomeridiana di alcolici in un bar del centro».

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giovedì, 23 Luglio 2020 - 19:45
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