Coronavirus, sulla proroga dell’emergenza decide il Parlamento. Opposizione sulle barricate, Salvini: «Li chiudo in Aula»

giuseppe conte
Conte durante l'informativa alla Camera dei Deputati

Dovrà passare per l’esame del Parlamento la proroga dello stato di emergenza collegato all’epidemia di Coronavirus. Stato di emergenza che scade il 31 luglio e dovrebbe essere portato fino al 31 ottobre. Ma il premier Giuseppe Conte ha deciso che la misura, che volutamente non è stata deliberata nel corso dell’ultimo Consiglio dei Ministri, arrivi alla Camera e al Senato affinché si voti sulla proposta. Conte sarà dunque nell’Aula della Camera mercoledì 29 luglio alle 9,30 per comunicazioni sulla situazione di contrasto al Covid-19; il giorno seguente farà le stesse comunicazioni ai senatori a Palazzo Madama.

Ma sulla proroga dello stato di emergenza non si registra comunità di intenti con l’opposizione. Il leader del maggior partito di opposizione, Matteo Salvini della Lega, è drastico: «Se prorogano li chiudo in Aula. Ci restino il Governo e la maggioranza chiusi in Aula – dice – Gli italiani hanno bisogno di libertà». E insiste definendo chi vuole prorogare l’emergenza un «nemico dell’Italia» collegando peraltro la proroga all’arrivo dei migranti.

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Sullo stesso avviso, ma con toni più moderati, Forza Italia. Anna Maria Bernini (capogruppo al Senato) parla di «scelta forzata. Se l’intenzione è quella di imporre al Paese lo stato d’emergenza fino a quando i focolai saranno azzerati, allora il governo ha il dovere di bloccare subito il flusso dei migranti che sta provocando nuovi, continui focolai danneggiando regioni che erano da settimane Covid free». Giorgia Meloni (Fratelli D’Italia) attacca: «Non capisco qual è il messaggio che vogliamo dare. È il tentativo del governo di mantenere una libertà di azione che gli ha consentito di fare cose che non c’entravano nulla col Covid. Su questo sono pronta a fare le barricate».

Scettico anche il governatore della Lombardia. Per Attilio Fontana la proroga al 31 ottobre «in questo momento non è molto giustificata. Mi sembra una questione ormai superata», mentre De Luca bacchetta l’esecutivo: «Siamo già in ritardo – dice – se il clima del Paese rimane quello che abbiamo oggi, di totale rilassamento e deresponsabilizzazione noi non arriviamo neanche a settembre».

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venerdì, 24 Luglio 2020 - 09:12
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