Emettevano fatture per spese sanitarie inesistenti ottenendo rimborsi: 3 arrestati e 157 indagati

guardia di finanz

Emettevano fatture per prestazioni sanitarie mai sostenute, in questo modo avrebbero sottratto alle casse dello Stato 10 milioni di euro. I presunti responsabili della frode sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura reggina. I tre arrestati, tutti ai domiciliari, sono E.A., consulente del lavoro di 50 anni, M.M., 44enne e C.M.V.S., 39enne titolare di un caf. Nel corso dell’operazione è stato anche effettuato un sequestro preventivo di beni nei confronti dei tre e di altre 157 persone che beneficiavano, corrispondendo una percentuale dei rimborsi indebitamente percepiti dallo stato, dei servigi dei tre componenti l’associazione criminale. Nei confronti dei 3 sodali è stato disposto, inoltre, il sequestro di circa 170 mila euro, importo equivalente ai proventi dell’attività criminale: nelle casse dell’erario sono finiti anche 27 beni immobili (4 fabbricati e 23 terreni) e 2 autoveicoli.

L’accusa è di emissione di fatture per operazioni inesistenti, di presentazione di dichiarazioni fiscali fraudolente mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e di truffa ai danni dello Stato.

L’attività d’indagine, avviata dai finanzieri reggini nel corso del 2017, ha permesso di accertare l’utilizzo di false attestazioni di spese sanitarie (in realtà mai sostenute), per un totale certificato che rasenta i 10 milioni di euro, da parte di una vastissima platea di contribuenti che, utilizzando fatture per operazioni inesistenti, hanno indebitamente percepito direttamente in busta paga con la liquidazione annuale del modello 730, al netto della franchigia, un rimborso pari al 19% delle spese falsamente attestate. Scovato un consolidato e ben collaudato sistema fraudolento in cui i contribuenti infedeli, rivolgendosi ai tre arrestati, ricevevano fatture di spese sanitarie mai effettuate, per importi di tutto rilievo, in cambio della corresponsione di una parte del rimborso indebitamente percepito utilizzando i documenti fiscali artefatti nelle rispettive dichiarazioni fiscali. I “furbetti delle fatture”, affidandosi ad appositi Caf per la redazione e l’invio dei modelli dichiarativi fiscali, tra i quali il Caf di uno degli arrestati, da oltre un decennio, ha indebitamente conseguito ingenti rimborsi ai fini dell’Irpef.: le prime fatture ritrovate risalgono, infatti, al lontano 2008. La genesi dell’attività d’indagine è da ricondurre a una serie di approfondimenti investigativi nei confronti di due contribuenti, i quali avevano portato in detrazione ingenti somme di denaro relative a presunte spese mediche sostenute. Al termine delle attività, i finanzieri avevano scoperchiato un vero e proprio “vaso di Pandora”: sono stati sequestrati, infatti, decine di blocchetti di ricevute relative a spese mediche, liste di soggetti, biglietti manoscritti e prospetti elettronici riferite a quasi un migliaio di potenziali “clienti beneficiari” dei servigi del sodalizio criminale.

L’analisi di tutta la documentazione acquisita ha dato, infatti, risultati assolutamente sorprendenti: i blocchetti di fatture sequestrati recavano timbri riconducibili a circa 60 medici inconsapevoli e gli elenchi, i biglietti manoscritti e i prospetti elettronici altro non erano che la “contabilità” dell’associazione criminale, dove erano indicati meticolosamente tutti i contribuenti infedeli, il prezzo corrisposto ai tre arrestati per l’emissione delle fatture false e, persino, le percentuali di riparto dell’illecito guadagno per ciascuno dei tre associati. Tra la documentazione acquisita, fogli recanti centinaia di timbri di professionisti del settore sanitario impressi con altrettante centinaia di “prove” di sigle dei medici, perfezionate tentativo dopo tentativo, affinché fossero più simili possibile alle sottoscrizioni autentiche. Si è poi riscontrato che i contribuenti, nella piena consapevolezza dell’attività fraudolenta, indicavano, spesso per nucleo familiare (quindi con dichiarazioni distinte di entrambi i coniugi), spese sanitarie per importi dai 10.000 euro in su, per ottenere indebiti rimborsi minimi, quindi, che partivano dai 2000 euro.

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venerdì, 7 Agosto 2020 - 11:38
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