Migranti, sindaco indagato per la gestione di un centro accoglienza in Calabria. L’accusa: appalti e assunzioni per amici

Orlando fazzolari
Orlando Fazzolari

Nella gestione dell’accoglienza ai migranti, il sindaco di Varapodio, comune di 2mila abitanti in provincia di Reggio Calabria, agiva da padre-padrone. L’accusa è mossa dalla procura di Palmi che, dopo mesi di indagini sulle attività svolte dal centro di accoglienza (chiuso poi nel 2018), ha terminato il lavoro investigativo con una serie di avvisi di conclusione di indagine notificati dai carabinieri di Taurianova. Risultano indagati nell’ambito dell’inchiesta ‘Cara accoglienza’ il primo cittadino di Varapodio, un incaricato di pubblico servizio gestore di una Società Cooperativa, due titolari di impresa di abbigliamento e due funzionari della Prefettura di Reggio Calabria, variamente indagati per i reati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale (unico reato contestato ai funzionari della Prefettura), abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio (tutti reati contestati al Sindaco, anche in concorso con altri), truffa ai danni dello Stato e peculato. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di ripetute condotte illecite in relazione alla gestione di un centro di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, che era stato realizzato a Varapodio presso l’ex agriturismo “Villa Cristina” e attivo dal settembre 2016 all’aprile 2018, a seguito di una convenzione stipulata tra il Comune di Varapodio e la Prefettura di Reggio Calabria. «L’attività – si legge in una nota della procura di Palmi – ha consentito di documentare una gestione personale e discrezionale del centro di accoglienza, caratterizzata da poca trasparenza e correttezza, soprattutto in riferimento all’affidamento di servizi e forniture alle imprese, ma anche in relazione all’assunzione dei singoli collaboratori che si occupavano della complessiva gestione dei migranti».

Il ruolo del sindaco
La posizione più delicata quella del sindaco Orlando Fazzolari, fiscalista 56enne eletto nel 2017 a capo della civica ‘Per Varapodio’. Secondo gli inquirenti, avrebbe «stipulato convenzioni mediante affidamenti dirette con imprese da lui scelte, senza avere la preventiva autorizzazione dal Consiglio Comunale, il tutto in contrasto a quanto previsto dalla normativa in vigore, e comunque in violazione del Codice degli Appalti e della stessa Convenzione con la Prefettura (che prevedeva che la scelta degli operatori economici per l’esecuzione del servizio dovevano essere adottata con bandi di gara e procedure di evidenza pubblica)»; inoltre «tale scelta avveniva senza l’astensione  in presenza di un interesse proprio. Il primo cittadino infatti, affidava le predette convenzioni di beni e servizi a soggetti privati con cui si trovava in conflitto di interesse,  in quanto, per alcuni di essi, svolgeva o aveva svolto il ruolo di consulente fiscale o intermediario-commercialista». Nei suoi confronti l’accusa di falso ideologico, in quanto «sottoscriveva autodichiarazioni nel quale attestava falsamente di non trovarsi in alcuna situazione di conflitto di interesse, tra cui anche legami professionali e/o di amicizia e frequentazione, con i titolari delle imprese affidatarie».

Con il legale rappresentante della Società Cooperativa Sociale “Itaca”,  che si occupava della generale accoglienza e assistenza ai cittadini stranieri, era inoltre legato, secondo gli inquirenti, da «consolidati rapporti di collaborazione, amicizia e cointeresse».  E proprio in concorso con il gestore della cooperativa, il sindaco risponde dei reati di corruzione aggravata per atti contrari ai propri doveri d’ufficio. Secondo gli inquirenti infatti, in cambio dell’affidamento della convezione, Fazzolari faceva assumere dalla Società Cooperativa, con contratti di prestazione di lavoro occasionale, persone a lui legate da rapporti di collaborazione, anche politica o di  amicizia. Tra queste, viene contestata l’assunzione di due consiglieri di maggioranza, e della moglie di uno dei due, «tutti privi di specifica competenza in relazione ai compiti affidatigli, che ricevevano un contribuito mensile, anticipato dalla Cooperativa e poi rimborsato dal Comune. Tale sistema consentiva, nei fatti, il consolidamento dei rapporti  di collaborazione e amicizia del Sindaco e il rafforzamento dei suoi rapporti politici in seno alla Giunta e al Consiglio Comunale».

I consiglieri di maggioranza assunti nella Cooperativa
Delicato lo spaccato relativo proprio all’assunzione di uno dei consiglieri di maggioranza assunto dalla Società Cooperativa, per il quale il legale rappresentate dovrà rispondere anche del reato di peculato. «In una fase di tensione politica con il sindaco infatti – si legge nella nota della procura – per evitare che il consigliere assunto rompesse i rapporti politici con il primo cittadino, il gestore della società distraeva parte dei corrispettivi versati dal Comune di Varapodio per pagare allo “speciale” dipendente 200euro in più al mese, rispetto a quanto stabilito dal contratto di collaborazione».

La gestione della cooperativa e i rapporti con le ditte di abbigliamento
Stando alle indagini inoltre la stessa Società Cooperativa «mediante artifizi e raggiri,  “sovrafatturava” sistematicamente le spese per il pagamento dei collaboratori, in misura nettamente superiore a quelle effettivamente elargita agli stessi, causando, per solo tale fatto, dal settembre 2016 al marzo 2018,  un ingiusto profitto di circa 20.000 euro, con pari danno all’Ente Pubblico».

«L’anomala gestione del Sindaco del centro di accoglienza» si riconosce anche nei rapporti con due imprese locali di abbigliamento, concessionarie del servizio di fornitura di abbagliamento classico, sportivo ed intimo, nonché scarpe e attrezzatura sportiva per i migranti. Fazzolari, in qualità di Responsabile del Settore Amministrativo, «stabiliva gli importi da liquidare con i titolari delle predette imprese, accordandosi con questi anche prima che avessero effettivamente fatturato il corrispettivo. Un accordo fraudolento, già di per sé illecito, che consentiva inoltre un pagamento maggiorato della merce fornita rispetto a quanto precedentemente stabilito, secondo le specifiche indicazioni dello stesso Sindaco, il tutto in danno del Comune». E’ stato documentato inoltre, che una parte della merce fosse destinata a persone e scopi estranei al contratto, ed in particolare vestiti e scarpe destinati al figlio del primo cittadino, invece che ai migranti.

I funzionari della Prefettura indagati
Delicata anche la vicenda in cui sono rimasti coinvolti due funzionari ispettori della stessa Prefettura di Reggio Calabria. Gli stessi sono accusati di falso ideologico commesso da Pubblico Ufficiale, in quanto, nel corso di un controllo ispettivo al centro di accoglienza finalizzato proprio alla verifica del regolare funzionamento e del corretto impiego dei fondi stanziati dalla Prefettura, avrebbero redatto un falso verbale,  nel quale omettevano di indicare le irregolarità emerse in ordine alla regolarizzazione delle cuoche e alla forniture di alimenti, nonché la mancata manifestazione di interesse per altre cooperativa da parte del Comune, oltre la citata “Itaca”, direttamente scelta quale unica affidataria.

Il centro di accoglienza di Varapodio, che nel corso del tempo ha ospitato diverse decine di immigrati di varia nazionalità (somali nigeriani, eritrei, ghanesi e curdi) è stato chiuso nell’aprile 2018, con il termine della Convenzione tra il Comune di Varapodio e la Prefettura di Reggio Calabria.  Secondo quanto fino ad ora ricostruito dai Carabinieri della Compagnia di Taurianova e dalla Procura di Palmi, la struttura ha rappresentato «un vero e proprio centro di illecito guadagno e di cointeressi, per il consolidamento dei rapporti personali e professionali dei gestori,  in particolare del sindaco, e per il rafforzamento della sua influenza politica nel territorio, il tutto con grave danno ai principi del buon andamento, imparzialità, legalità e trasparenza della Pubblica Amministrazione».

Leggi anche
– 
Carabiniere pestato a Castellammare di Stabia, chiuso il cerchio attorno al gruppo di aggressori: altri due arresti
– 
Bonus Inps a deputati e amministratori, una consigliera comunale si autodenuncia: «L’ho preso, non vivo di politica»
– 
Vacanze ai tempi del Coronavirus, gli italiani spenderanno 680 euro a persona. Ferie in patria, stranieri fantasma
– 
Spaccio tra Decumani e piazza Bellini, la zona della Movida ostaggio dei pusher al setaccio dei carabinieri: 2 arresti
– Appalti pilotati e tangenti, indagati due funzionari della Regione Puglia: sequestrati cellulari e somme di denaro 
– Napoli, 15enne travolta e uccisa mentre attraversa: quei semafori non funzionanti che avrebbero potuto evitare la tragedia

martedì, 11 Agosto 2020 - 08:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA