Sgozzata nel suo appartamento, dopo 14 anni un mozzicone di sigaretta incastra l’omicida

Carabinieri

Nel linguaggio mutuato dai serial americani si chiamano cold case. Sono quei casi per i quali, nonostante gli sforzi investigativi, non si trova una soluzione, non si rintraccia il colpevole. Anche la morte di Altagarcia Corcino Gil, giovane donna di origine dominicana che si manteneva facendo la prostituta in un piccolo appartamento di Alessandria e uccisa 14 anni fa in maniera orrenda,  era destinata a diventare un ‘caso freddo’, chiuso in uno scatolone abbandonato in archivio. Ma la perseveranza di un maresciallo dei carabinieri e il progresso dei sistemi di indagine, hanno consentito ad Altagarcia di avere giustizia finalmente.

A quattordici anni da quel delitto è stato infatti arrestato il presunto assassino, il 47enne originario di Alessandria e residente in provincia di Pavia Andrea Casarin. Sono sue le impronte e il dna trovati nell’alloggio della vittima, legata e strangolata e con la giugulare recisa da due coltellate. Un delitto efferato sui cui ora proseguono le indagini, coordinate dalla magistratura, per chiarire ogni aspetto di questo cold case rimasto irrisolto per tanti anni.

Era il 29 giugno 2006 quando i carabinieri trovarono la vittima nuda in un bilocale ammobiliato di via Parma, al secondo piano del civico 24, dove si prostituiva da un paio di mesi. La giovane vittima, che si era trasferita lì dal Pavese, aveva le caviglie legate e la mano destra avvolta da nastro adesivo. Era stata una amica, che da due giorni non riusciva a mettersi in contatto con lei, a far scoprire lìomicidio. Dopo aver bussato alla porta dell’appartamento, senza ricevere risposta, si era decisa a chiamare i carabinieri. La dominicana era supina sul letto, nuda, distesa di traverso. Vicino al corpo un grosso coltello da cucina e, poco lontano, la custodia di cartone. L’alloggio era in ordine, il televisore acceso in soggiorno e la porta d’ingresso chiusa dall’esterno. Nessuna traccia delle chiavi di casa, come dei suoi  tre cellulari. Le indagini, a tutto campo,  non portarono a individuare l’assassino, e dopo tre anni il caso venne archiviato. A riaprirlo sono state l’intuizione di un maresciallo, che indagando su vecchie questioni si è ritrovato in mano il fascicolo e le moderne banche dati informatiche delle forze dell’ordine. Inserendo nel computer le impronte trovate sul luogo del delitto è emerso infatti che appartenevano a Casarin, arrestato nel 2013 all’aeroporto di Malpensa mentre aspettava un corriere proveniente da Santo Domingo con sei chili di cocaina.    Il resto l’ha fatto l’abilità degli investigatori dell’Arma, agli ordini del colonnello Michele Angelo Lorusso, che durante un pedinamento hanno recuperato un mozzicone di sigaretta abbandonato dall’indagato. Il materiale genetico ricavato dal reperto è risultato compatibile alle tracce biologiche trovate sulla scena del delitto. E l’uomo è stato arrestato. Dopo 14 anni.

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martedì, 11 Agosto 2020 - 09:28
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