Camorra, uccisi e fatti sparire 11 anni fa: ritrovati i corpi del ras Russo, del figlio e dell’autista. Erano legati al clan Lo Russo

Procura Napoli

Scomparsi nel 2009. Vittime di lupara, dicevano gli inquirenti. Undici anni dopo i resti del boss Francesco Russo, soprannominato ‘o dobermann, del figlio Ciro, e dell’autista e guardaspalle Vincenzo Moscatelli, sono stati trovati in un appezzamento di terreno che si trova a poca distanza dalla Circumvallazione di Mugnano, in provincia di Napoli. Determinante, per il riconoscimento, è stato il ritrovamento di un braccialetto di legno al polso di una delle tre vittime uccise, denudate e fatte sparire.

Nel 2015 il pentito Carmine Cerrato (cognato del boss scissionista Cesare Pagano) riferì che i corpi dei tre si sarebbero dovuti trovare a poca distanza dall’appezzamento dove invece sono stati individuati stamattina. All’epoca le forze dell’ordine e il pm Enrica Parascandolo seguirono le indicazioni di Cerrato: le ricerche si svolsero anche con l’ausilio di georadar, ma diedero esito negativo. Cerrato riferì ai pm della Dda di essere a conoscenza della sorte dei Russo e del loro autista perché aveva partecipato alla fase antecedente all’omicidio (l’organizzazione) e a quella dell’occultamento, insieme ad altri due esponenti della camorra, uno dei quali, sempre secondo Cerrato, presente a tutte e tre le fasi dell’omicidio (organizzazione, esecuzione e occultamento).

Anche l’avvocato Senese, lo scorso mese di giugno, ha scavato senza esito nella stessa zona di Mugnano per cercare i corpi delle tre vittime della lupara bianca, dopo avere avvertito il procuratore Giovanni Melillo e i pm antimafia Maurizio De Marco e Vincenza Marra. L’assassinio di Francesco Russo, per mano dei killer degli scissionisti, secondo un altro collaboratore di giustizia, il boss “tifoso” Antonio Lo Russo (chiamato così perché usciva ad assistere alle partite del Napoli al San Paolo addirittura a bordo campo), fu deciso perché ‘o dobermann stava conducendo affari per suo conto, senza il nullaosta del clan. Fu così che i tre vennero attirati in una trappola, uccisi, denudati e poi fatti sparire. «Francesco Russo ‘Dobermann’ era un nostro affiliato e stava tra i quartieri Marianella e Chiaiano – raccontò Lo Russo – Ne ho decretato la morte e con lui, quella del figlio Ciro e del suo autista Vincenzo Moscatelli in quanto venni a sapere che stava facendo un recupero di 50-60mila euro con persone di Sant’Antimo senza fare capo a me. Lo mandai a chiamare per metterlo in condizioni di parlarmene, ma non mi disse niente. Così andai da Cesare Pagano gli chiesi di risolvermi questo problema». All’epoca tra i Lo Russo e gli Amato-Pagano vi era un patto di mutuo soccorso che prevedeva lo scambio di sicari.

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mercoledì, 12 Agosto 2020 - 20:41
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