Giustizia svenduta a Trani, l’imprenditore: «Il gip comprava da Trony e io pagavo, al pm diedi 60mila euro. Mi dissanguarono»

Tribunale Trani
Tribunale di Trani
di Roberta Miele

Riavvolgiamo il nastro di uno dei processi più delicati che verte su un ipotizzato giro di corruzione all’interno di un Palazzo di Giustizia ad opera di magistrati. Il processo riguarda la cittadella della legge di Trani. La cronaca capillare del dibattimento attualmente in corso. Per leggere i servizi relativi alle altre udienze, basta cliccare sul tag – alla fine dell’articolo – ‘sistema trani’.


E’ la deposizione di Paolo Tarantini a scandire l’udienza udienza fiume del 18 maggio 2020 nel processo sul ‘sistema Trani’, ossia un giro di corruzione e di procedimenti penali ‘truccati’ in cambio di soldi e piaceri. Titolare di un’agenzia di viaggi e di una di trasporti, l’imprenditori – secondo l’accusa – è stato vittima dell’ex gip Michele Nardi (imputato nel dibattimento) e dell’ex pm Antonio Savasta, che ha scelto invece il rito abbreviato ed è stato condannato a 10 anni di reclusione.

Tarantini, ascoltato dinanzi ai giudici del Tribunale di Lecce, ha iniziato il suo racconto partendo dal novembre 2013, quando l’ispettore Di Chiaro (anch’egli imputato) gli aveva notificato un avviso di garanzia, rivelatosi falso solo nel 2019. E di lì la richiesta di 400mila euro tramite un fogliettino. Poi ancora il mandato all’avvocato Simona Cuomo. «Flavio mi disse di togliere l’avvocato Musci e mettere l’avvocato Cuomo. “Ordini assoluti di Nardi” mi disse», ha dichiarato il teste in Aula.

«Il 20 dicembre 2013 – ha continuato – D’Introno mi disse che bisognava fare un regalo a Nardi: “Lui va da Trony, sceglie, poi vai e paghi”. E così è stato. Ho pagato con assegno più di 25mila euro». Nardi, secondo Tarantini, ha ricevuto altri 40mila euro per essersi interessato ad una sua causa di lavoro contro un ex dipendente: «D’Introno disse che Nardi voleva 30mila euro perché doveva parlare con il giudice. Io non li volevo dare, ma avevo paura delle ritorsioni nei confronti della mia azienda». Il contenzioso invece si è chiuso nel 2017 con una transazione a 37mila euro a favore della controparte. Tarantini ha dichiarato di avere dato la tranche di 10mila euro all’ex gip tre o quattro giorni prima dell’ultima udienza, fissata per il 21 dicembre 2017. Un’incongruenza non da poco, secondo la difesa dell’imputato, (rappresentata dall’avvocato Domenico Mariani), che ha depositato la documentazione per la quale Michele Nardi è stato operato d’urgenza a Roma il 16 dicembre 2017. In quel periodo, ha spiegato il legale, Nardi è stato nella Capitale per almeno 15 giorni, fino al 24 dicembre, quando è stato accompagnato a Trani dalla polizia.
La difesa dell’imputato ha incalzato il teste anche rispetto agli episodi di consegna dei 400mila euro con l’obiettivo di evidenziare le eventuali discordanze con le dichiarazioni di Flavio D’Introno, che ha partecipato alle dazioni e che secondo Tarantini ha materialmente dato i soldi all’ex gip.

Il racconto di Paolo Tarantini ha toccato anche l’ex pm Antonio Savasta. «Devo portare urgentemente mio figlio in America a fare un intervento. Tu sei l’unica persona che mi può aiutare. Mi devi prestare 60mila euro»: è stata la richiesta effettuata a settembre 2018 dall’allora magistrato all’imprenditore coratino che, dopo un primo rifiuto, ha dato tutta la somma. A ridosso dalla sentenza di condanna definitiva per Flavio D’Introno per usura, emessa il 3 ottobre 2018, all’imprenditore è arrivata un’ulteriore richiesta di soldi da Savasta. Stavolta però servivano per fare scappare D’Introno, perché «sapeva molte cose loro». Nulla da fare. «Non ho soldi, mi avete dissanguato»: la risposta di Paolo Tarantini.

sabato, 15 Agosto 2020 - 12:49
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