Reggio Calabria, 17 arresti per droga: due minori sequestrati dalla banda perché accusati di furto di stupefacenti

Carabinieri
I militari dell'Arma (foto Kontrolab)

Sequestrarono due minori accusandoli di avere sottratto all’organizzazione una discreta quantità di droga poi rivenduta a un indagato. Era il settembre del 2017, i due ragazzi furono per diversi giorni in una abitazione in via Bolzano e in una cantina di viale Europa. Questo l’episodio da cui prende le mosse l’operazione ‘Sbarre’ dei carabinieri di Reggio Calabria, che questa mattina ha portato all’arresto di 17 persone. I due ragazzi furono minacciati con le armi, tenuti legati e imbavagliati al fine di costringerli a confessare il furto di droga e di far loro restituire gli stupefacenti o in alternativa pagare una somma equivalente. A liberare i giovani fu Antonio sarica, indagato dalla Dda, che versò la somma chiesta dai sequestratori ottenendo la liberazione dei due minori.

Gli autori del sequestro (Giuseppe Chillino, Anouar Azzazi, Gabriele ed Andrea Foti) e Sarica sono stati arrestati assieme a Immadin Sellak, Stefano Foti, Demetrio Foti, Vincenzo Gallo, Carmelo Gatto, Pasquale Idone, Antonino Frosinone, Anas Amrani, Andrea Pennica, Gianluca Mirisciotti e Alessandro Larocca. Il gip ha disposto, inoltre, l’obbligo di presentazione per Viktoriya Balastsyr e Sebastiano Repaci.

Nel corso della stessa operazione sono state smantellate due piazze di spaccio gestite da due distinte organizzazioni nella zona sud della città. I sequestratori sono stati identificati. Si tratta di quattro dei 17 arrestati oggi su disposizione del gip che ha accolto la richiesta di misura cautelare formulata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dai sostituti della Dda Walter Ignazitto e Diego Capece Minutolo.

Le indagini sono iniziate nell’ottobre 2017 e proseguite fino allo scorso marzo. Una delle due organizzazioni di spacciatori, guidata, secondo l’accusa, da Luigi Chillino e Gabriele Foti, era più organizzata: ogni componente aveva ruoli specifici, turni e orari fissi per presidiare la piazza di spaccio con relativo “stipendio”. I carabinieri hanno trovato pure la contabilità del gruppo solito, inoltre, a comunicare attraverso pizzini o schede telefoniche intestate a extracomunitari non residenti a Reggio Calabria. “Talpa”, “avvocato” e “centro” erano alcuni dei termini criptici adottati dagli indagati per non essere identificati e allo stesso tempo dare agli altri affiliati alcune “comunicazioni di servizio”.

Le indagini hanno anche svelato le mire espansionistiche che hanno condotto alcuni degli associati a spostarsi sul territorio nazionale ed a svolgere una parte della propria attività di spaccio in Veneto. Diretto, secondo l’accusa, da Antonio Sarica, invece, il secondo gruppo che aveva la propria base operativa tra il rione Sbarre e il viale Calabria.  Era più ridotto come numero di componenti e mezzi operativi ma, allo stesso tempo, intratteneva rapporti con soggetti vicini alle famiglie di ‘ndrangheta Tegano e Molinetti. Proprio dalle cosche si rifornivano gli indagati muovendosi con agilità nel sottobosco criminale reggino. Durante le indagini sono stati sequestrati 8 chili di marijuana e 250 grammi di cocaina.

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lunedì, 7 Settembre 2020 - 11:23
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