Bufera toghe, Ermini (Csm): «Abbiamo avuto il nostro Coronavirus». E un altro componente del Csm si dimette

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«Noi abbiamo avuto un Coronavirus tutto nostro». In occasione dell’insediamento di Antonio Mura nella carica di procuratore generale della Corte d’Appello di Roma, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini torna nuovamente sul caso dell’ingerenza nelle nomine dei capi di alcuni uffici di procura che ha travolto il mondo della magistratura. E paragona il virus che si è insinuato tra la cittadinanza italiana stravolgendo abitudini e stili di vita con il virus della degenerazione correntista che è venuto alla luce inaspettatamente.

Il caso ha assunto le dimensioni di un vero terremoto che, dopo oltre un anno, continua a restituire scosse più o meno violente. Nella giornata di ieri, infatti, un consigliere del Csm si è dimesso: è il sesto da quando è esplosa la bufera. Marco Mancinetti, di Unicost (la corrente di centro, cui apparteneva anche Palamara), ha lasciato dopo che la procura generale della Cassazione ha avviato l’azione disciplinare sotto procedimento disciplinare per il contenuto di alcune chat scambiate con il pm romano Palamara, il quale è sospeso dalle funzioni e dallo stipendio e imputato a Perugia per corruzione. La nuova scossa per il Csm è arrivata proprio nel giorno in cui il plenum di Palazzo dei marescialli è tornato a riunirsi per la prima volta dopo la pausa estiva. Mancinetti ha spiegato di avere deciso di fare un passo indietro «per senso istituzionale e per evidenti ragioni di opportunità, nel pieno rispetto delle attività della Procura generale e nella convinzione di poter offrire ogni chiarimento nella sede competente». Il della Cassazione Giovanni Salvi gli ha contestato di avere tenuto comportamenti scorretti nei confronti dei colleghi.

Un’accusa che si basa sulle chat depositate nell’inchiesta perugina su Palamara. Risalgono al 2018 quando Mancinetti era giudice al tribunale di Roma, mentre Palamara era consigliere del Csm. Si riferiscono a nomine che il Csm doveva fare e contengono giudizi taglienti su alcuni magistrati, a partire dal presidente della Corte di appello di Roma Luciano Panzani. «Leggendo la nota di Panzani c’è da ridere – scrive Mancinetti il 21 febbraio di 2 anni fa – Lo dovete asfaltare, è un matto». E’ drastico anche su una magistrata in corsa come presidente di sezione al tribunale di Roma: «Molti civilisti – scrive – non si vogliono trovare con lei in mezzo«. In altri casi invece Mancinetti è accusato di aver sponsorizzato colleghi. Di una di loro scrive: «Dobbiamo portarla al Massimario, lo Stra merita».

Di comportamenti scorretti nei confronti dei colleghi sono anche accusati i consiglieri che si dimisero l’anno scorso: si tratta di Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepri, Gianluigi Morlini e Luigi Spina. Ma in questo caso l’accusa si riferisce alla partecipazione alla famosa riunione all’hotel Champagne di Roma con Palamara e i politici Luca Lotti e Cosimo Ferri sulla nomina del procuratore di Roma. Per loro, così come per Palamara, è già in corso il procedimento disciplinare, che ricomincerà martedì prossimo. Mentre non sono escluse per la vicenda chat, altre iniziative disciplinari. 

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giovedì, 10 Settembre 2020 - 17:07
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