Bimba scomparsa nel nulla, genitori condannati a 20 anni per omicidio volontario

aula tribunale

Condannati a venti anni di carcere per avere ucciso la figlia di appena 20 mesi. Dragana Ahmetovic e Slavko Seferovic, genitori della piccola Esperanza, svanita nel nulla nel dicembre del 2017 mentre si trovava nel camper dei genitori andata a fuoco nella periferia di Cagliari, sono stati condannati per omicidio volontario dal gup del tribunale cagliaritano. La coppia aveva scelto il rito abbreviato ed ha ottenuto le attenuanti generiche che hanno ridotto la condanna rispetto ai 30 anni chiesti dal pm Guido Pani. La piccola era scomparsa a ridosso del Natale 2017, quando era stato incendiato il furgone dove viveva la famiglia. Il pm Guido Pani, dopo molte versioni contrastanti e ritrattazioni fornite dalla coppia, si era convinto che la bimba fosse stata uccisa intorno al 5 dicembre, soffocata o impiccata. Il corpo non è mai stato trovato: ai genitori è stato così stato contestato anche l’occultamento di cadavere, la simulazione di reato e il rogo doloso del mezzo.

   Sia durante le indagini priliminari sulla scomparsa che in seguito dal carcere, la coppia – che ha cambiato diversi avvocati – ha dato versioni differenti. Inizialmente ha raccontato che Esperanza era stata rapita, da qui l’indagine affidata al pm Pani della Direzione distrettuale antimafia competente per i sequestri a scopo di estorsione. Poi, dopo l’arresto i due hanno sostenuto di aver trovato la figlioletta nel suo lettino ormai senza vita, morta per motivi naturali, quindi nuova versione: è soffocata mentre mangiava. A questo punto la donna ha incolpato il marito per poi ritrattare e assumersi la responsabilità dell’omicidio. Il magistrato, alla fine, ha rinviato a giudizio tutte e due per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Entrambi sono detenuti nel carcere di Cagliari-Uta. Il giudice ha accolto la richiesta di abbreviato perché i fatti contestati precedono la riforma che ha introdotto per l’omicidio aggravato, e per gli altri reati puniti con la pena massima dell’ergastolo, l’obbligo del dibattimento davanti alla Corte d’Assise.

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mercoledì, 16 Settembre 2020 - 10:09
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