Lavoro, mannaia Covid sul privato: assunzioni giù dell’83% ad aprile. Si teme lo choc senza il blocco dei licenziamenti

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A una settimana dai dati Istat che segnalavano una perdita di 841.000 posti nel secondo trimestre 2020, l’Inps conferma il quadro preoccupante dello stato occupazionale dei salariati nel settore privato durante l’emergenza sanitaria. Le assunzioni – rileva l’osservatorio sul precariato dell’Inps – sono crollate dell’83% (il dato peggiore) ad aprile, del 56% a maggio e del 40% a giugno, per una crollo medio del 42% nel primo semestre del 2020.

«Siamo sotto di circa 1,7 milioni di rapporti di lavoro attivati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con una caduta massiccia di nuove assunzioni e rinnovi di contratti a tempo determinato (circa 740 mila in meno) e assistiamo a un vero e proprio crollo dei contratti stagionali, a chiamata e in somministrazione», commenta la segretaria Confederale della Uil Ivana Veronese. L’Osservatorio ‘Inps evidenzia a giugno un saldo negativo, fra contratti di lavoro cessati e nuove assunzioni, di 818.000 posti.

A farne le spese sono le posizioni contrattuali più fragili. Innanzitutto i contratti a termine, che a giugno perdono 582.000 unità. Schiacciati dal peso dell’emergenza Covid anche i lavoratori intermittenti (-103.000), i somministrati (-156.000) e gli stagionali (-232.000). Resta invece positivo, pur continuando a ridursi, il saldo cessazioni/assunzioni nei rapporti di lavoro a tempo indeterminato che a fine semestre è di + 232.000 posizioni.Positivo anche l’apprendistato con un saldo di +23.000 unità. Sulla tenuta dei contratti a tempo indeterminato incide in maniera sostanziale l’effetto del divieto di licenziamento per ragioni economiche, divieto che è entrato in vigore a marzo con il decreto “Cura Italia” e poi riconfermato dal Dl “Rilancio”. Infatti, evidenzia l’Inps, «nel quadrimestre marzo-giugno» la diminuizione delle cessazioni dei rapporti di lavoro «è stata particolarmente accentuata» ovvero -44% e i licenziamenti per ragioni economiche sono diminuiti del 72%. Ma cosa accadrà quando verrà meno il blocco dei licenziamenti? Si chiedono i sindacati e non solo. «O il Paese sarà pronto per la ripresa oppure dovremo fare i conti con un problema sociale senza precedenti» dice Veronese.

La crisi economica prima e l’emergenza sanitaria dopo hanno influito negativamente anche sulle trasformazioni dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, che nel periodo gennaio-giugno 2020 sono risultate in flessione rispetto al 2019 (-32%; -42% per il mese di giugno). L’impatto negativo è ridimensionato solo dal fatto che si arriva da un 2019, durante il quale il volume delle trasformazioni era eccezionalmente elevato anche per effetto delle norme del “Decreto dignità”. 

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giovedì, 17 Settembre 2020 - 19:31
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