Regionali Campania, Casillo (Pd) fa il pieno di voti e supera se stesso. Sprofonda Fi, Fdi supera la Lega

Caldoro, De Luca e Ciarambino
Caldoro, De Luca e Ciarambino

Lo spoglio è quasi terminato (alle 10 mancano ancora 100 seggi), il traguardo è ormai vicino e lo scenario perfettamente delineato. Vincenzo De Luca stravince e umilia il rivale Stefano Caldoro, che paga la guerra interna alla coalizione di centrodestra ma anche una campagna elettorale sbagliata. Lo ‘sceriffo’, che invece deve molto del suo successo all’emergenza sanitaria da Coronavirus e alla sua strategia puntuta, si è confermato alla guida di Palazzo Santa Lucia con il 69,48% di preferenze (la variazione a scrutinio finito sarà minima). Una vittoria bulgara.

Bene è andata la sua lista personale, ‘De Luca presidente’, anche se non è riuscita nell’impresa – pure sperata dallo ‘sceriffo’ – di superare il Partito democratico: ‘De Luca presidente’ ha incassato il 13,30% mentre i ‘dem’ portano a casa il 16,96%, due punti e mezzo dietro la prestazione di due anni fa (va considerato che all’epoca nel partito c’erano ancora i renziani). Era proprio questa la partita elettorale più importante di queste elezioni regionali in Campania: prima che scoppiasse l’allarme Coronavirus, i vertici nazionali del Pd puntavano ad un’alleanza coi Cinque Stelle e a rimuovere De Luca dalla candidatura mentre De Luca, ovviamente, lavorava per restare a Palazzo Santa Lucia. Ecco, perché – quando il lockdown e le misure restrittive assunte dal governatore hanno fatto volare De Luca nei consensi obbligando il Pd a puntare su di lui – lo ‘sceriffo’ s’è impegnato animo e corpo per rafforzare se stesso e la sua lista a discapito del Pd stesso. Vi era la necessità di dimostrare che anche senza i ‘dem’, De Luca aveva i numeri per andare avanti da solo. Un po’ come accaduto in Veneto, dove Luca Zaia si è riconfermato surclassando finanche il suo stesso partito, la Lega. A De Luca, però, il botto non è riuscito, anche se è mancato poco.

Tira, dunque, un sospiro di sollievo il Pd, che aveva schierato una vera e propria corazzata. Mario Casillo, alla sua terza elezione in Regione (anche stavolta entra in Consiglio), supera se stesso (rispetto al 2015) e porta a casa oltre 41mila preferenze. Un record assoluto. E’ lui il più votato tra i candidati consiglieri, e non solo del Pd. Casillo è il recordman di preferenze tra tutti i candidati. Lo seguono, anche se a distanza, altri fortissimi nomi del Pd campano: Loredana Raia (sui 26mila voti), Bruna Fiola (poco sopra i 22mila) e Massimiliano Manfredi (poco sopra i 18mila voti), quest’ultimo fratello del ministro dell’Università Gaetano Manfredi.

Cifre pesantissime, ben distanti da quelle che sono riuscite ad incassare gli esponenti della lista De Luca Presidente. Il miglior candidato è stato Giovanni Zannini, che correva nella circoscrizione di Caserta: ha portato a casa oltre 17mila voti. Un bottino degno di nota e che consente anche a De Luca di mettere l’ipoteca pure sul territorio casertano, dove non era riuscito a brillare cinque anni fa. Lo ha seguito il collega Luca Cascone della circoscrizione di Salerno, fortino di Vincenzo De Luca: 12.298circa 14mila voti. Nella circoscrizione Napoli, invece, le migliori prestazioni sono quelle dell’assessore regionale uscente Lucia Fortina e di Vittoria Lettieri che si contendono il primo posto e che alle ore 10 (con spoglio in corso ma quasi ultimato) sono entrambe sopra i 10mila e 200 voti (distaccate di poco).

Se De Luca e il Pd festeggiano, nel centrodestra è crisi profonda. Stefano Caldoro si è fermato sul 17,99%. Una miseria per chi, come lui, è stato già presidente della Regione Campania (nel 2010 sconfisse proprio De Luca) e, nella competizione del 2015, portò a casa – seppur da sconfitto – quasi il 38,38% (De Luca lo superò di poco, con il 41,15%). Caldoro, come prevedibile, ha pagato una campagna elettorale azzoppata anzitutto dai suoi stessi alleati: Matteo Salvini, e poi Giorgia Meloni, gli hanno fatto la guerra – di fatto screditandolo – sino a poche settimane prima della presentazione delle liste (avvenuta il 22 agosto). Eppure Caldoro era stato ufficialmente indicato da Berlusconi come candidato dalla centrosinistra nel novembre del 2019. Ecco, la guerra pubblica fatta da Lega e Fdi – che indicavano un leader non all’altezza – hanno fatto di Caldoro un candidato dimezzato. A ciò si aggiunga che l’azzurro si è trovato, pure lui, travolto dall’impennata di consensi che De Luca ha macinato durante il lockdown e che, per provare a recuperare terreno, si è lanciato in una campagna elettorale velenosa e aggressiva, assai lontana dal suo stile british. Né i partiti che avrebbero dovuto sostenerlo hanno saputo fare meglio. Forza Italia è in coma profondo (si attesta al 5,19% contro il 17% di cinque anni fa) e perde così anche la leadership all’interno della coalizione di centrodestra.

Devastante è stata la rottura, a ridosso della presentazione delle liste, tra gli azzurri e i Cesaro, rottura provocata proprio da Salvini che ha ottenuto l’uscita di scena di Armando Cesaro. La faida interna ha provocato un indebolimento che si è tradotto nelle urne. Nel 2015 Armando Cesaro portò a casa 27642 preferenze, oggi la più votata di Fi è Annarita Patriarca – sulla quale pure si è consumata una battaglia interna in piena campagna elettorale – che ha incassato 10948 voti (nella circoscrizione Napoli). Ne approfitta la Lega, che però non sfonda e neppure convince: Severino Nappi, che ha lasciato Fi proprio per salire sul Carroccio, riesce appena a racimolare 8257 voti. Molto poco per un big come lui, che nel 2010 è stato assessore regionale al Lavoro nella giunta Caldoro: basti pensare che nel 2015 Nappi incassò oltre 17mila preferenze (ma non fu eletto). Meglio fa Fratelli d’Italia, che diventa prima partito della coalizione di centrodestra con 5,96% di preferenze: nella circoscrizione Napoli Michele Schiano Di Visconti incassa circa 8700 preferenze, dietro di lui Marco Nonnno (consigliere comunale di Napoli) con 7mila voti.

Tra i candidati governatore arriva terzo, ma assai lontano da De Luca e Caldoro, Valeria Ciarambino: alle 10 (con 100 sezioni mancanti) i Cinque Stelle sono su una percentuale del 9,9%. La Ciarambino ha raggiunto 17mila voti. (Seguiranno altri articoli di approfondimento)

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martedì, 22 Settembre 2020 - 10:16
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