Il sacrificio di Ebru Timtik per un giusto processo, l’avvocato Balzano: «Il diritto di difesa è un irrinunciabile diritto di libertà»

di Roberta Miele

Nel servizio video disponibili interviste agli avvocati Salvatore Barbuto (segretario Camera penale di Torre Annunziata), Ezio Menzione (responsabile dell’osservatorio degli avvocati minacciati presso l’Ucpi) e Nicolas Balzano (presidente Camera penale di Torre Annunziata) sul ruolo dell’avvocatura e sulla crisi del giusto processo in Italia

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Non una lapide che «come i sepolcri, separano definitivamente i vivi dai morti», ma un ulivo, simbolo di pace e speranza, santità e longevità, che avrà una sua vita sviluppata nel tempo. Ebru Timtik, l’avvocatessa turca morta in carcere dopo 238 giorni di sciopero della fame per non avere avuto un giusto processo, è stata ricordata ieri mattina (28 settembre) ad un mese dalla sua scomparsa, al palazzo di Giustizia di Torre Annunziata nel corso di una iniziativa fortemente voluta dalla Camera penale di Torre Annunziata e appoggiata dall’Ordine degli avvocati oplontini. Presenti anche il procuratore Nunzio Fragliasso e il presidente del Tribunale Ernesto Aghina, nonché i presidenti di altre Camere penali del distretto partenopeo (Ermanno Carnevale della Camera penale di Napoli e Vittorio Corcione della Camera penale di Nola).

Dinanzi all’ingresso degli uffici giudiziari è stato posto un ulivo che verrà piantato a febbraio in memoria dell’avvocato, «martire della libertà e vittima della tirannia», come si legge sulla targa che accompagna l’albero. «La sua morte, che per gli ingenui può sembrare un suicidio, deliberato e consapevole, forse eroico, invece è un assassinio brutale e feroce», ha dichiarato il presidente della Camera penale di Torre Annunziata, avvocato Nicolas Balzano. La drammatica storia di Ebru Timtik, ha continuato il penalista, ci ricorda che la libertà è il bene più prezioso per l’uomo e «il diritto di difenderci, l’intangibilità di questo diritto e l’invulnerabilità del patrono convocato per la tutela di questo diritto costituiscono declinazione irrinunciabile del diritto di libertà».

E se le aggressioni come quelle a Timtik sono palesi, altre – ha concluso – invece sono più subdole e sottili ed altrettanto inquietanti: «Ogniqualvolta un avvocato pretenda esercitare, anche in una società asseritamente libera, il suo diritto di contestare gli esiti spesso inconcludenti e lacunosi di inchieste avviate da procure d’assalto, persuase che il loro dovere morale sia quello di assicurare il trionfo del bene rappresentato da se stessi sul male è invece testimoniato dalla strenua attività di un difensore».
Gli ha fatto eco l’avvocato Ezio Menzione, responsabile dell’osservatorio degli avvocati minacciati presso l’Unione Camere Penali Italiane, che ha sottolineato come spesso il difensore venga accostato al proprio assistito. «Sono storture – ha dichiarato – che dobbiamo sempre avere presenti e che possono darsi anche in contesti democratici come l’Italia e tenere presente che il passo è breve per arrivare al paradigma dell’identificazione dell’avvocato col proprio assistito è veramente velocissimo».

Ebru Timtik, ha raccontato l’avvocato Menzione che ha conosciuto la collega turca, era curda e di religione alawita: «Due posizioni assolutamente minoritarie e che costituiscono bersagli privilegiati per la politica del governo turco». Ma Ebru Timtik era anche bella. «Di una bellezza – ha concluso – che discendeva dal suo equilibrio, dal suo essere convinta che si possa tirare dritto per la propria strada».
La vicenda di Ebru Timtik non è un caso isolato, ha ricordato la presidente dell’Ordine degli avvocati di Torre Annunziata Luisa Liguoro, che ha elencato i numeri della persecuzione dei legali in Turchia: «Dal 2016 al 2020 sono stati 605 gli arresti, 345 le condanne per un totale di 2145 anni di carcere. E proprio scontando una di queste pene che la collega turca, che ho quasi timore a chiamare collega, è morta». «Episodi come questi – ha commentato il presidente del Tribunale Ernesto Aghina – ci scuotono da questo torpore e ci costringono a verificare come quella che per noi è una pratica quotidiana abbastanza banale e tranquilla può diventare un sacrificio estremo».

Ciò che più di tutto colpisce, ha evidenziato l’avvocato Giuseppe Guida, tesoriere dell’Ucpi, è che Ebru Timtik sia morta nel disinteresse della comunità internazionale. «Evidentemente una donna, avvocato, che combatte per i diritti civili delle persone più deboli e degli oppressi – ha dichiarato – non interessa. Evidentemente il peso specifico della Turchia sotto il profilo geopolitico è superiore alla valutazione dei diritti civili che vengono soppressi all’interno della nazione. Ed è drammatico che gli stati democratici non si preoccupino di questo accaduto. Non mi spaventa che gli stati confessionali non si ribellino, ma che gli stati che si definiscono democratici siano totalmente indifferenti a questo massacro non degli avvocati, attenzione, ma dei diritti e delle garanzie dei cittadini».

martedì, 29 Settembre 2020 - 11:54
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